Che danza vuoi? – METALOUDA, WRY/secondo strato

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WRY/secondo strato – anatomia dell’inganno –
ideazione e coreografia Evelin Facchini
elementi scenici Andrea Parisi, Mauro Sorci
musiche originali Ivan Facchini
con Erika Checchi, Selena Cogini, Evelin Facchini, Antonella Guglielmi

Teatro Greco, Roma – 11 ottobre 2013

L’incipit dello spettacolo si apre su note rade che creano un’atmosfera quasi onirica nella quale le quattro danzatrici si muovono in un sequenza di movimenti minimali e lenti. Forse più lungo di quanto non serva, l’inizio finalmente lascia il posto allo sviluppo del pezzo, il quale scorre in maniera logica e fruibile, con un ritmo ben cadenzato.

Scenografia e vestiti sono essenziali, semplici e funzionali a non distogliere l’attenzione dall’atto coreografico, che al contrario supportano eccellentemente, come ad esempio le maglie larghe e nere, utilizzate per coprire i visi delle interpreti facendole danzare come senza testa, veicolano un messaggio forte sull’individualità e sull’indifferenza.

Duetti, trii e quartetti di contact si alternano in sequenze coreografiche giocate in maniera pulita, nelle quali primeggia senza dubbio una simmetria studiata per essere scomposta in frasi. Ciò contribuisce a rendere la coreografia facilmente leggibile, non senza un utilizzo dello spazio scenico molto cosciente da parte di Evelin Facchini.
La giovane coreografa si esprime attraverso elementi propri del linguaggio della danza contemporanea come ad esempio la scelta delle quinte in scena, l’uso di oggetti quali palloncini e acqua, scarpe da ginnastica per corse e salti esplosivi, gesti quotidiani quali carezze e cazzotti, mescolando elementi di teatro-danza come la mimica facciale, le risate sguaiate e la voce.

Le musiche originali, create ad hoc da Ivan Facchini, contribuiscono a creare vari tipi di atmosfere cangianti nel corso dello spettacolo: ora una rarefatta, ora più malinconica su note di pianoforte o su battute galoppanti di musica elettronica incalzante, quasi assordante. Ciò ha permesso al pubblico, prevalentemente giovane, di poter ascoltare generi anche molto distanti tra loro.

Probabilmente a causa della scelta del tema affrontato con un taglio tra l’astratto e il filosofico – senza dubbio accattivante – l’intenzione coreografica risulta poco espressiva in termini di emozionalità, mentre a livello visivo, fotografico resta molto vivido nella pellicola della nostra memoria, anche grazie a una sapiente scelta delle luci.

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Autore

Audrey Quinto

Mi diletto a tradurre in parole quello che trovo emozionante quando assisto ad uno spettacolo di danza

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