Prosa filosofica per contrabbasso, percussione e voce
voce Chiara Guidi
percussioni, elettronica Michele Rabbia
contrabbasso, elettronica Daniele Roccato
produzione Ass.Cult. LSD/Controchiave
in collaborazione con Socìetas
6 novembre, Teatro Vascello, Roma
E’ andato in scena il 6 novembre – in unica data al Teatro Vascello – per la rassegna Cose, lo spettacolo-concerto Monsieur Teste di Paul Valery – una prosa filosofica per contrabbasso, percussioni e voce. Gli interpreti d’eccezione sono Chiara Guidi voce narrante – componente storica della compagnia Societas Raffaello Sanzio –, Michele Rabbia alle percussioni e Daniele Roccato al contrabbasso.
Poche righe sono spese per introdurre lo spettacolo: “V’è nel linguaggio di Monsieur Teste il potere di far vedere e capire quel che c’è in noi di più nascosto, l’oscura sostanza che noi siamo senza saperlo”. E nel mistero si resta avvolti durante lo spettacolo. Un mistero che assomiglia ad una stanza buia – forse , la nostra mente – dove arriva la voce di Chiara Guidi – dalle qualità ancestrali – che rapisce e porta molto lontano, in un tempo simbolico e assoluto. Tutto sembra incarnare una dimensione- spirituale.
Il sipario si apre e sulla sinistra è seduto in posa ieratica il contrabbassista, che sembra essere tutt’ uno con il suo strumento e guarda il pubblico con occhi discreti e ispirati. Chiara Guidi al centro è di spalle, porge al nostro sguardo la sua capigliatura raccolta in una treccia; sulla destra è il percussionista con il suo armamentario, composto da oggetti di ogni sorta, che dà inizio allo spettacolo con un suono strascicato e gesti danzati dopo trenta secondi di nudo silenzio. Monsieur Teste è un uomo indefinibile, Monsieur Teste è l’alter ego di Valery ,è il custode del pensiero, la personificazione del processo dell’esistere, il testimone dell’ infinito divenire delle combinazioni dell’esistenza. Teste è “colui in cui ogni cosa scompariva, le sue mani, la sua voce…colui che diventa il proprio sistema e conosce le leggi dell’universo”. Materia difficile e impalpabile che Chiara Guidi restituisce con voce intima, mentre le parole svaniscono – come il personaggio di cui si parla – e si interrompono prima di essere concluse. Le improvvisazioni musicali spesso coprono la voce; vengono suonati metronomi, seghe, campane buddiste, addirittura pezzi di carta da cui vengono ricavati suoni inquietanti: un insieme che crea una tessitura compositiva di altissima eleganza e tensione. L’interprete vocale rimane sempre ferma, di spalle – eccetto un momento in cui nel silenzio si volge al pubblico rivelando un volto dipinto di nero che dà alla mente un’immagine di annullamento –; tutto è pregno di simboli e segni che suggeriscono espressivamente l’identità sfuggente di Monsieur Teste.
Ciò che innamora e incanta di questo spettacolo è la totale assenza di rappresentazione – perfettamente in linea con l’ineffabile personaggio tratteggiato da Valery. Ci si scorda del palco come contenitore di autoreferenzialità e di drammi psicologi quotidiani e si scivola in territori potenti e sconosciuti. La scena irradia un’energia sottile che sembra provenire da spazi siderali.