Reportage fotografico: Luca Gandolfi
Sam Ricketts e Tom Clarke, ovvero i Cloud Boat, sbarcano a Roma per la rassegna Chorde, suoni tra cielo e terra. Anche quest’anno la chiesa evangelica metodista ospita l’idea del Lanificio, per una cinque giorni di importanti sonorità nascoste.
Dove: Chiesa Metodista di Roma
Quando: 29 Gennaio 2014
Guarda: Cloud Boat
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Entrare all’angolo di Via Firenze tra via XX Settembre a Roma ha sempre il suo fascino. Vetrate illuminate in pieno stile gotico e un palco messo lì nel fondo, che non è un altare. Chitarre e microfoni fanno ben sperare in un’omelia un bel po’ diversa. La sera del 29 gennaio scorso la rassegna Chorde, suoni tra cielo e terra, ospita i Cloud Boat, duo anglosassone, al loro primo lavoro, quel Book of Hours che è un misto di sonorità tra l’elettronico e l’acustico, tra le chitarre e I Pad, tra il dubstep e il cantautorato. Due chitarre e molti pedali multi suono, tante lucine rosse sotto i piedi e le mani dei Cloud Boat.
E parte subito un loop, che accompagna la voce leggera. Entra nell’aria e non rimbalza affatto ma va dritta sbattendo addosso e dentro alle orecchie del pubblico. La musica elettronica è il nuovo quaderno pentagrammato dei musicisti, apre mille mondi. Non esistono più sette note base, ma un’infinità di frequenze, voci modificate, bassi che supportano, che sono il prato dove corre la fantasia artistica. Il live rende davvero vivi questi ragazzi, li rende toccabili, osservabili, nella loro intima emozione d’esecuzione. Chitarra che sa d’orchestra, caricata a morte da suoni elettronici.
Indubbiamente in un progetto del genere, molto ambizioso quanto originale, il merito dell’uomo è nella genialità, caratteristica che la “macchina” di certo non può avere. Ed è proprio lì il bello, quel trasformare uno strumento a sette corde in qualcosa di immensamente ampio a livello sonoro.
Per tutto il concerto vengono accompagnati da un terzo componente, dal tocco preciso e duro, ma poi nel bis restano soli, con le loro chitarre e due track davvero belle ed emozionanti. Forse nei loro momenti dolci risultano essere più piacevoli, anche perché attraverso l’elettronico si rischia a volte di “bucare” l’atmosfera intima di un concerto a tratti incantevole. Assoluta padronanza del loro mezzo artistico d’espressione, cioè la musica, i Cloud Boat sono una bella sorpresa, per un esordio che vede anche una buona presenza di pubblico, che li accoglie con grande partecipazione. Chorde, suoni tra cielo e terra, avvicina davvero tra loro i due attori fondamentali dell’arte, crea una forte interazione tra pubblico e artista, e niente come questo aspetto è sintomo della riuscita.