Christian Fennesz Live in Roma
Christian Fennesz ha portato il suo progetto “Mahler Remixed” a Roma, all’interno della stagione concertistica dell’Istituzione Universitaria dei Concerti, che si sta svolgendo presso l’aula magna dell’università La Sapienza di Roma.
La parte finale della scritta in latino proprio sopra il palco dell’aula magna recita: “se hai il sapere, o giovane, sarai immortale” .
Il sapere come flusso esperienziale e la musica come sogno eternizzante, della stessa pasta del Sole e degli astri, ed ecco che dai profetici assiomi del pitagorico Alcmeone, arriviamo all’oggi risvegliati dall’inizio del concerto di Fennesz. L’artista austriaco insieme al video artist Lillevan danno inizio al viaggio del fruitore, subito avvolto da lunghi droni e trame ricorsive che si fondono con proiezioni di fossili digitali dal colore giallo e turchese. Si ha subito il desiderio di volerne ancora, di voler togliere progressivamente quella patina granulosa dal connubio audio-visivo, per arrivare all’essenza del flusso di cui sopra. Un inizio fortemente introspettivo dunque, dove sonorità eteree sono sapientemente sorrette da bordoni gravissimi e sognanti. Poi un richiamo all’attenzione, al sapore contraddittorio di scontro fra armonie all’estremo opposto dello spettro frequenziale, ci porta ad incontrare una dimensione più paesaggistica, dove nei video sembrano scorgersi contorni di fiori, sotto il mare. Questa apnea emotiva, viene pungolata, scalfita e sgretolata da scrosci di pioggia ben accompagnati da microstrutture filiformi che decostruiscono la continuità dell’immagine video precedente. Si perviene ad un momento chitarristico di forte impatto che ci riporta ad un’atmosfera più serena. La chitarra di Fennesz è accompagnata da tessiture incisive e lamine sonore dissonanti e taglienti. Poi una stasi, e ancora un crescendo. La musica e il video non lesinano sorprese, ad un certo punto sembra di intravedere una forma umana mai presente in precedenza nel video. E proprio in questo punto si percepisce più nitida una cadenza tragicamente festosa di Mahler. Si ha la sensazione dell’angelo caduto di Chagall, della specie umana che ha rotto l’equilibrio dell’ambiente estatico dove risiedeva. Poi la musica continua, in un rincorrersi di figure vaghe e di suoni ora granitici ora corpuscolari. Uno spettacolo mai banale insomma, dove l’intelligenza del musicista risiede anche nel non voler strafare, dando valore anche a situazioni acustiche più intime e a dinamiche contenute, favorendo i respiri oltre che gli impeti e si sa, dove c’è movimento la musica non stanca.