Cie Twain | Era Mio padre Secondo capitolo di “Elettra, trilogia di un’attesa” Regia Loredana Parrella Coreografia drammaturgia Loredana Parrella Con Giulia Cenni, Yoris Petrillo, Gianluca Cappelletti Costumi Loredana Parrella Musica Alessandro D’Alessio Produzione AcT Progetto in residenza presso SpazioCTw_centrocoreograficopermanente Con il sostegno di MiBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali 25/27 Aprile 2014, Teatro dell’Orologio, Roma
Una scena completamente ricoperta di cellofan bianco opaco, un tavolino di legno al centro, un tagliere, un grosso coltello da cucina e una donna intenta a tagliare delle cipolle rosse prima con calma e precisione chirurgica e poi sempre più veloce con una veemenza che rasenta la schizofrenia, lottando contro una forza invisibile che sembra voglia trascinarla all’indietro, risucchiarla verso un luogo oscuro e rarefatto.
E’ così che si presenta agli occhi degli spettatori della Sala Orfeo del Teatro dell’Orologio la nuovissima produzione della coreografa e regista Loredana Parrella. Era Mio Padre, secondo capitolo di Elettra trilogia di un’attesa, prende come spunto di partenza la storia, narrata nel libro “Come mi batte forte il tuo cuore”, della giornalista Benedetta Tobagi, figlia di Walter Tobagi giornalista del Corriere della Sera assassinato nel 1980 da un gruppo terroristico di estrema sinistra, quando lei aveva solo 3 anni. La coreografa accosta la sua storia a quella del mito greco di Elettra che rivendicherà la morte del padre Agamennone insieme a suo fratello Oreste.
Sulla scena Oreste è anche Luca, fratello della Tobagi, Elettra è una Benedetta che ricerca nella memoria i suoi pochi ricordi del padre, che analizza i suoi lasciti per comprendere chi era quell’uomo la cui assenza l’accompagna da 34 anni.
Le cipolle quindi, rovesciate sul pavimento, simbolo e presagio del sangue che avrebbe segnato la vita della Tobagi, incominciano a sprigionare quell’odore acre e pungente che raggiunge il suo massimo verso la fine dello spettacolo, lasciando il dubbio sull’attribuire le lacrime all’emozione o al bulbo rosso.
Lo spettacolo è un continuo di emozioni e immagini delicatamente forti, di quelle che ti entrano dentro rompendo tutte le barriere della razionalità. A partire dalla nascita dei due fratelli, avvolti dal cellofan illuminati dal neon, che si muovono come se galleggiassero nel liquido amniotico. Il loro legame, un legame di sangue e vendetta, è rappresentato da una corda legata intorno alla vita e da una danza allegra e spensierata; per continuare con l’aggiunta sulla scena di cimeli avvolti dalla plastica come prove balistiche della vita e dell’attività di quel padre scomodo, ricordi, ritrovamenti che – tutti insieme come un puzzle – aiutano la Tobagi a riunire i pezzi della sua infanzia.
Alternati a movimenti quotidiani e a gestuali coreografate e reinterpretate, le letture di alcuni frammenti del libro della giornalista, sono pugnalate nello stomaco supportate magnificamente dall’impianto registico e scenico della performance. I due bravissimi interpreti, Yoris Petrillo e Giulia Cenni, danno prova non solo di abilità tecnica ma anche di una forte presenza scenica e di ottime capacità recitative. Sapientemente guidati dalla Parrella la cui prova registica raggiunge in questo spettacolo livelli altissimi.