CinemaSpagna, festival del cine español: MADRID, 1987

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Madrid, 1987, Spagna 2011,

Durata 102′,

Regia David Trueba,

Sceneggiatura David Trueba,

Montaggio Marta Velasco,

Fotografia Leonor Rodrìgez,

Musiche Irene Tremblay,

Produttore Jessica Huppert Berman,

Interpreti Josè Sacristàn (Miguel), Maria Valverde (Angela), Ramon Fontserè (Luis).

 

Situato nel centro di Campo de’ Fiori, lo storico Cinema Farnese Persol ha aperto le sale alle novità del cinema spagnolo. Siamo alla V edizione del CinemaSpagna, festival del cine español, iniziativa volta a favorire lo scambio artistico e creativo tra cineasti spagnoli e italiani. Gran parte del merito va alla direzione del progetto – Iris Martìn-Peralta e Federico Sartori – e all’ufficio stampa Reggi&Spizzichino – Carlo Dutto. La serata conclusiva ha visto la proiezione in anteprima italiana del film Madrid, 1987 e il successivo incontro con il regista David Trueba e l’attrice Maria Valverde.

«A me non piacciono i film decontestualizzati; il luogo e il momento in cui il film è ambientato, sono per me fondamentali». La sincerità di Trueba ci viene subito confermata dal titolo del film: abbiamo un luogo (Madrid) e un momento (1987). L’anno precedente la Spagna era entrata a far parte dell’Unione Europea, Franco era ormai morto da dodici anni e il grande passo verso la democrazia sembrava ormai compiuto. Eppure i giovani e gli adulti continuavano a volere cose diverse.

Miguel – interpretato da un impeccabile Josè Sagristàn, con una voce calda e suadente – è un giornalista di successo, che nella disillusione ha tratto le sue irremovibili considerazioni sul mondo, sulla società e sulla vita. Angela è una studentessa universitaria che deve scrivere una tesi su di lui. Fin dai primi istanti, tra i due si instaura un contatto ambiguo, costantemente mediato da barriere che separano ma non ostacolano lo sguardo: specchi, vetri, lenti di occhiali, un bicchiere di coca-cola, una tenda da doccia trasparente. Entrambi si difendono e proteggono, e la tensione – sessuale e generazionale – non fa che crescere, essendo i due costretti a passare la notte insieme, chiusi in un bagno sudicio.

Madrid, 1987 è un film claustrofobico: la macchina da presa è inserita quasi esclusivamente in un unico vano e i dialoghi, densi ed eccellenti, sembrano voler rubare spazio all’immagine; con il prezioso aiuto di Leonor Dodrìgez alla fotografia, il regista riesce ad aggirare questo ostacolo spogliando i personaggi, e insistendo senza alcuna volgarità sul corpo nudo della bellissima Maria Valverde. Le molte sequenze sovraesposte e inondate di luce fino alla saturazione, contribuiscono ad un senso di irrealtà volutamente espressionista. Le atmosfere, contemporaneamente crude e sensuali, rievocano la morbosa incomunicabilità dei romanzi di Philip Roth, soprattutto Lamento di Portnoy – che ha influenzato Trueba, ed è amato da entrambi i personaggi; incomunicabilità che si scioglie nell’atto di esprimere apertamente sé stessi attraverso l’immaginazione di un film inventato, proiettato per gioco sulle mattonelle bianche del bagno, al’interno di una cornice vuota. Lo scontro che unisce e separa Miguel e Angela si dilegua nella scena finale, finalmente all’aperto, che rappresenta un momento di speranza quasi estraniante, ed è il metaforico cammino di una ragazza verso il suo futuro illuminato.

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Webmaster - Redattore Cinema

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