Al Teatro dell’Orologio, sala Orfeo, dal 18 gennaio al 3 febbraio, LOVE della compagnia CK Teatro.
LOVE Di: Leonardo Ferrari Carissimi e Fabio Morgan Regia: Leonardo Ferrari Carissimi Con: Marco Cocci, Anna Favella, Eliud Luciani, Nadia Kibout Scene e costumi: Alessandra Muschella Musiche: The Niro Tecnica: Marco Scattolini Organizzazione: Fabio MorganDal 18 gennaio al 3 febbraio 2013 – Teatro dell’Orologio, sala Orfeo, Roma
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LOVE (scritto da Fabio Morgan e Leonardo Ferrari Carissimi e diretto da quest’ultimo) indaga, se così possiamo dire, il tema della possibilità, forse anche della necessità, dell’eutanasia di un rapporto sentimentale diventato – o forse nato – sterile. Tra i due protagonisti non c’è più dialogo.
Dinanzi a una lunga tavola finemente imbandita – in stile moderno, spigoloso, come anche il resto della scenografia ideata da Alessandra Muschella, e algido come le luci di Marco Scattolini -, per un lungo tratto, lei soltanto prova in tutti i modi ad avviare una conversazione, mentre lui si limita a fumare e bere per conto proprio. Una scena che potremmo aver visto mille volte, ma che l’estrema misura dell’interpretazione di Marco Cocci e Anna Favella – i quali non sprecano un gesto, un’espressione, una parola – rendono paradossalmente vitale nella sua quasi immobilità. Si intuisce che il rapporto tra i due non è soffocante, ma soffocato, ai suoi ultimi respiri. Quando, finalmente, lui risponde brindando ironicamente al proprio compleanno, qualcos’altro si mette in moto e la tensione cambia. Psichiatra di professione, lui sembra conoscere bene, troppo bene, la moglie – tanto da non nutrire alcuna speranza che le cose possano cambiare – tanto, anzi, da negare a entrambi qualsiasi speranza.
Nella stessa casa, un’altra relazione rischia di soffocare: quella tra il cuoco e la cameriera. I due, contrariamente alla coppia padronale, aspettano un figlio e inoltre sognano di mettersi in proprio aprendo un ristorante. L’eccesso di analisi mette però a dura prova anche loro, pur così fecondi e vitali: per la gratitudine nutrita nei confronti dei padroni, cui, per ammissione di entrambi, tutto devono, i due giovani immigrati rischiano di restare perennemente e asfitticamente bloccati in quella casa.
Tematicamente collegate, le due storie si fanno da specchio, intrecciandosi in un finale di segno ambivalente, inaspettato quanto lucidamente programmato.