Il rapporto tra arte classica e arte contemporanea è sempre stato complesso. La vulgata comune le vuole come espressioni antitetiche e inconciliabili: se l’arte classica è arte della forma e dell’ordine, l’arte contemporanea è l’arte del caos, del dinamismo e dell’informe. L’arte classica esige dei modelli immodificabili che ne identificano lo stile, l’arte contemporanea, invece, è distruttrice di modelli, non li può tollerare e se ne deve liberare per poter dare adito alla sua vera natura. L’una è espressione dell’equilibrio e dell’armonia, l’altra dell’irrazionalità e della fantasia senza regole.
Questa netta distinzione, se accolta acriticamente, non riesce ad individuare due ambiti espressivi, ma stereotipa due fenomeni culturali della massima importanza, a favore di una ipersemplificazione inutile ai fini di una comprensione sia dell’antico che del contemporaneo, lasciando in ombra ciò che in essi vi è di sostanziale.
La mostra Il pittore glorioso ospitata dalla Ulisse Gallery ha lo scopo di superare queste banalità. Ogni artista presentato è la dimostrazione della piattezza di certe affermazioni: i quadri di De Chirico rivendicano ad esempio un incalzante interesse per l’antichità, non solo per le sue strutture formali o per i suoi miti, che pure vengono ripresi in opere come Ettore e Andromaca o Perseo con Cavallo, ma, soprattutto, per i valori rappresentati dal classico e identificabili non con quelli ingenuamente positivi legati a una serenità serafica – che in fondo non gli è mai appartenuta -, quanto con le inquietudini inconsce che dilaniano l’uomo e lo rendono fallibile ed eroico.
Se la scommessa di Bruno Ceccobelli è quella di tradurre in chiave simbolica un linguaggio classico per poter ri-presentare l’esperienza del passato, Vettor Pisani interpreta l’antichità con quella leggerezza mista ad ambiguità che fa della sua opera un’espressione irriverente nei confronti dei valori antichi. Con Stefano Di Stasio vediamo rivivere, all’interno di un universo parallelo, fatto di sogni, quella staticità e quella limpidezza, di stampo classico, velate però, dall’angoscia che incrina l’idillio e schiaccia l’uomo tra i suoi debiti verso il passato e il futuro.
E poi ci sono Ugo Attardi, Sandro Chia, Fabrizio Clerici, Tano Festa, Andrea Fogli, tutti pittori gloriosi pronti a mostrare come l’arte contemporanea si intrecci in un legame indissolubile con l’arte classica, perché né la prima deve essere necessariamente priva di modelli e di riferimenti, né la seconda deve esprimere un immobilismo e una staticità innaturali che non appartengono né alla natura né, tantomeno, all’uomo. Nietzsche ci ha parlato dell’aspetto più oscuro, irrazionale, dionisiaco dell’antichità; questi artisti ce lo hanno fatto vedere.
IL PITTORE GLORIOSO
Ulisse Gallery, 29 marzo – 19 maggio 2012,
foto G. De Chirico, Ricordo metafisico delle rocce di Orvieto, 1921-1922.
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