Dopo la vittoria al Premio Equilibrio del 2010 e la successiva partecipazione al Festival dell’Auditorium nel 2011, ritorna a Roma con lo spettacolo che gli ha dato la notorietà il collettivo di circo/danza contemporanea 320Chili. Nella cornice del Teatro Olimpico, la compagnia ha riproposto Ai Migranti lo scorso 22 Maggio all’interno del Festival Internazionale della danza 2013 dedicato a Vittoria Ottolenghi.
Ai Migranti
Direzione e Coreografia: Piergiorgio Milano Creazione e Interpretazione: Elena Burani, Florencia Demestri, Piergiorgio Milano, Roberto Sblattero, Francesco Sgrò, Jacub Zielinski Musiche Originali: Simon Thierree Disegno Luci: Florance Richard Da un ‘idea di : Giovanna Milano collaborazione alla scrittura coreografica : Florencia Demestri collaboratore alla drammaturgia : Claudio Stellato fonica: Luca Carbone co-produzione Sosta Palmizi, Auditorium Parco della Musica, La Corte Ospitale con il sostegno di ERT con il patrocinio di Consiglio Nazionale delle RicercheFestival Internazionale della Danza 2013
320Chili sono la somma dei pesi corporei dei componenti della compagnia. Già da questo si evince la volontà di voler dare l’identità di collettivo al loro gruppo. Nato nel 2007 dall’esperienza della scuola circense Flic di Torino, la compagnia è diretta da Piergiorgio Milano, ma ogni creazione nasce anche grazie all’apporto di tutti i giovani artisti che ne fanno parte come un vero collettivo si propone di fare. È anche questo senso di democraticità del pensiero creativo che rende ancora più coeso e interessante il lavoro che propongono.
Il loro Ai Migranti, vincitore nel 2010 dell’ambitissimo festival Equilibrio dell’Auditorium Parco della Musica, è uno spettacolo poetico ed evocativo che unisce il linguaggio della danza contemporanea a quello del circo, senza che, quest’ultimo, risulti artificiale e posticcio. Queste due discipline si fondono sotto l’occhio dello spettatore senza che si abbia la possibilità di inscatolare in una definizione un genere, piuttosto che un altro. Ogni linguaggio artistico utilizzato dalla compagnia concorre ad un fine, è generatore di senso, evocatore di immagini ed emozioni. Non c’è solo fisicità e artificio, non c’è mera estetica ed esercizio di stile come molte compagnie attuali purtroppo propongono. Nel lavoro del collettivo c’è un senso drammaturgico forte e predominante. La fisicità dei componenti non è mai fine a se stessa, il gesto è sempre organico e coerente con lo spettacolo.
Ai Migranti è uno spettacolo che parla di uomini e di migrazioni. All’interno sono indagate le condizioni umani che portano ad allontanarsi dalla propria terra. La necessità prima di tutto. La clandestinità con tutti i suoi risvolti negativi quali la lotta per il cibo, il perenne nascondersi per vivere nell’ombra, per non esistere. La lotta per trovare un posto in cui dormire, la diffidenza, lo spaesamento. Le prove estreme che il fisico deve compiere per sopravvivere in un ambiente ostile vengono egregiamente portate in scena dagli interpreti. L’ironia e la drammaticità di alcune scene non sono mai portate all’eccesso, sono dei quadri emozionali che evocano immagini che vediamo sempre nel nostro quotidiano ma che spesse volte allontaniamo dalla nostra mente per comodità. Casi umani la cui pietà non è mai abbastanza.
Il messaggio finale è, però, pieno di speranza e di tensione verso l’alto, come la grande torre di stracci e oggetti che costruiscono alla fine sul palco. Un’ aspirazione volta al superamento degli ostacoli e delle difficoltà, una volontà di librarsi e di guardare oltre.
Uno spettacolo commovente e perfetto.