regia, coreografia, danzaFrancesca Pennini dramaturg, disegno luci Angelo Pedroni assistenza organizzativa Carmine Parise produzione CollettivO CineticO, Le vie dei Festival residenza stabile Teatro Comunale di Ferrara LE VIE DEI FESTIVAL 2015 – XXII edizione 19 settembre, Teatro Vascello – Roma
Il grande palco del Teatro Vascello è adornato solo da un mucchio di piume bianche e un ventilatore al centro sala. Una donna fa capolino dall’ultima quinta, osserva gli spettatori che si sistemano in platea e nello stesso tempo rompe le regole formali non scritte che reggono lo spettacolo. La donna è l’interprete e coreografa Francesca Pennini, fondatrice del Collettivo Cinetico che presenta in prima assoluta, nell’ambito della ventiduesima edizione delle Vie dei Festival, il suo nuovo lavoro 10 miniballetti.
Sull’onda della rottura degli schemi e della quarta parete, la Pennini parla dietro le quinte, svela i meccanismi respiratori che derivano dai vari momenti dello spettacolo (fuori scena, in scena, in platea e così via) e irrompe in platea interagendo con gli spettatori con dei lunghi abbracci. L’intento primario dell’autrice è chiaro: attuare uno strappo deciso alle regole dello spettacolo, rendere un luogo convenzionale un posto più intimo, abbattere le barriere spettatore/danzattore.
Svelare i meccanismi che si trovano dietro alla ricerca del movimento è il suo secondo step di distruzione. Parlando della pressione, della cinetica e dell’inerzia, la Pennini incomincia a rappresentare in scena i suoi miniballetti. Il punto di partenza di questa indagine è plastico, quasi ginnico e viene poi trasformato da movimenti fluidi e dinamici che invadono lo spazio con la stessa irruenza con cui l’invade la musica barocca che l’accompagna.
In questo scenario in cui lo spettatore si è già abbondantemente smarrito, in cui il punto di attenzione si è spostato oltre la danza, oltre lo spettacolo e persino oltre il movimento, non risulta poi così assurda e destabilizzante la danza di un drone che con le sue eliche sparge per il palcoscenico le piume accumulate al centro, fino a creare un accogliente semicerchio che delimita uno spazio nello spazio. In questo lieve ma importante cambiamento di scena, la Pennini, che avevo lasciato al drone tutto il palco, rientra e incomincia la parte più intima e delicatamente ironica della sua performance.
Un quaderno della scuola elementare pieno di appunti sulla danza e coreografie inventate diventa la linea guida della sua performance. La Pennini gioca con se stessa fanciulla, con i suoi ricordi, e si prende in giro interpretandosi e lo fa con tanta serietà, quella serietà che si attribuisce al gioco e alla fantasia dei bambini, mostrandosi con il candore della naturalezza e della gioia.
Un lavoro intriso di nostalgia e ironia che non fa altro che consacrare la coreografa emiliana nell’olimpo della coreografia italiana.