Titolo: Il primo re
Regia: Matteo Rovere
Produzione: Groenlandia
Come tutto ebbe inizio.
“Grazie Matteo Rovere!” queste sono le prime parole che vengono in mente subito dopo la visone de Il primo re, opera del giovane regista romano, che con questa pellicola ha ribadito ciò che già nel 2015 aveva sottolineato Gabriele Mainetti con il suo “Lo Chiamavano Jeeg Robot”: In Italia bisogna avere il coraggio di osare.
Il primo re ci riporta alle origini della fondazione di Roma,
una “Roma” selvaggia, pericolosa, decadente in cui si muove il mito di Romolo e Remo.
Rovere ci regala inquadrature mozzafiato,
giochi di luci incredibili e superbe scene di combattimento che non hanno nulla da invidiare ad un Apocalypto di Gibson o Revenant di Inarritu.
Un film completo che unisce suspense, adrenalina, fascino, misticismo.
Ogni personaggio ha una chiara e esatta caratterizzazione, così come la vicenda tutta, che mostra al suo interno più aspetti di quanto possa sembrare.
La scelta degli attori è stata perfetta. Al di là dei protagonisti, Alessandro Borghi e Alessio Lapice, ovvero Romolo e Remo,
che impersonano ciò che l’antica Grecia chiamava “Kaloi kai Agatoi” (buoni e belli), ideale di perfezione fisica e morale propria degli eroi mitici, gli altri personaggi non sono altro che il rovescio della medaglia, brutti, selvaggi, e cattivi, pronti a combattere e lottare nel fango per vivere, rievocando quindi quei popoli selvaggi che si muovevano in ciò che sarebbe stata Roma.
In conclusione Il primo re è un film indelebile,
un film che ci appartiene, che ci fa riflettere su chi eravamo, un film necessario che può farci gridare a gran voce: “Italians do it better!”