Compagnia EgriBiancoDanza | Nowhere? – Itinerari dell’agire umano Wings Danzatrici Elisa Bertoli, Maela Boltri, Vanessa Franke Musica Salvatore Sciarrino The Master Danzatori Vincenzo Galano, Vincenzo Criniti, Cristian Magurano, Alessandro Romano Musica Thomas Oboe Lee Nowhere? Danzatori Elisa Bertoli, Maela Boltri, Vanessa Franke, Vincenzo Galano, Vincenzo Criniti, Cristian Magurano, Alessandro Romano Musica Deuter Coreografie Raphael Bianco Assistente alle coreografie Elena Rolla Disegno luci Enzo Galia Produzione Fondazione Egri per la Danza Realizzato con il sostegno di MIBAC, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione CRT, Compagnia di San Paolo, Studio Rolla 4 dicembre 2014, ore 21 Teatro Vascello, Roma
Si presenta come indagine aperta sulla dimensione umana il trittico Nowhere? – Itinerari dell’agire umano della compagnia EgriBiancoDanza, in scena il 4 e 5 dicembre al teatro Vascello. Una composizione in tre momenti coreografici differenti – Wings, The Master e Nowhere? – che esalta tuttavia più l’aspetto tecnico e fisico, piuttosto che l’espressione del gesto del danzatore.
Apre Wings, balletto per tre danzatrici: la scena è minimale, riempita da suoni frammentati e tre corpi che, attraverso un codice gestuale coerente, simulano l’immagine di uccelli in volo; il risultato coreografico, con lo sviluppo di asincronie improvvise, evoca una sensazione di vuoto e di disorientamento, favorita dallo sguardo asettico delle performer. L’atmosfera creata, vagamente esoterica, viene spezzata dall’irruenza potente del quartetto maschile.
The Master inizia con una figura misteriosa posta di spalle che lascia ondeggiare lentamente un lungo bastone. Piombano in scena i tre danzatori, forti nella loro nudità, costretti a combattere per non essere sottomessi dalla figura iniziale, il padrone: pieno di allusioni ed ostentazioni sessuali, la lotta per “il potere” perde di credibilità trasformandosi in una caricatura eccessiva, che lascia dubitare di un intento ironico.
Con la presenza della compagnia al completo, chiude la trilogia Nowhere?, il più espressivo e corposo dei tre pezzi: i danzatori, in abiti quotidiani, tracciano una ricerca ideale dei moti interiori dell’individuo, unendosi in una collettività eterogenea che scopre la sofferenza ed il dolore ma tenta di resistervi. Costante è l’uso mutevole dello spazio che viene riempito e svuotato velocemente anche nelle sue parti periferiche verso cui si scagliano i danzatori come a voler evadere dalle problematiche e dai confini del quotidiano. L’unica soluzione possibile, proposta nel finale, sembra essere quella della solitudine, come luogo di ricerca interiore e chiarimento del proprio essere.
Il soggetto dello spettacolo, poco definito e forse troppo ampio, non permette una visione unitaria dei tre pezzi che vengono percepiti sconnessi tra loro e privi di continuità. La forte tecnica richiesta dalle coreografie viene incrinata in alcuni momenti da lievi imprecisioni e spesso si pone come ostacolo per uno sviluppo dell’azione danzata più sentito e cosciente. Nonostante sia abbastanza efficace e compiuta la forma, si avverte la mancanza di una ricerca più profonda sulla necessità e motivazione del movimento stesso come veicolo di contenuto.