di Tiziana Tomasulo
con Ramona Nardò
scene Fiammetta Mandich
effetti speciali Riccardo Morucci
regia Fabiana Iacozzilli
produzione Lafabbrica
in collaborazione con Sycamore T Company, TSI La Fabbrica dell’attore – Teatro Vascello e il Centro Artistico Internazionale Il Girasole
con il sostegno di Kollatino Underground, Ass. Ex Lavanderia e Clossa
3 marzo, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Roma
E’ andato in scena dal 3 al 5 marzo al Teatro Biblioteca Quarticciolo il primo studio su“La Telefonata”della compagnia Lafabbrica, facente parte di un progetto più ampio che prevede la messa in scena di uno spettacolo tratto dalla raccolta di racconti di Tiziana Tomasulo dal titolo “Da soli non si è cattivi”, con la regia di Fabiana Iacozzilli. Questa prima parte, in forma di monologo, ha la durata di circa un’ora e vede in scena la brava Ramona Nardò.
La scenografia si condensa in mezzo al palco ed emerge come una visione grottesca dal restante buio della scena: un enorme divano, dove per tutto lo spettacolo resta seduta la protagonista, un carrellino pieno di vasetti di yogurt, una lampada, una stufetta elettrica. La Nardò, che è vestita in modo scialbo al limite del ridicolo, sommerge lo spettatore con un flusso di coscienza a tratti delirante e a tratti amaro, che ha per tema l’ innamoramento per un’altra donna: una dottoressa, che è diventata l’oggetto dei desideri dell’immaginario contorto e rinunciatario della protagonista. Una dottoressa che la donna ha conosciuto dopo essersi fratturata una spalla e che pur avendola incontrata una sola volta, riempie la sua mente in maniera totale.
Uno spettacolo sull’attesa, sull’incapacità di agire, che indaga i meandri della psiche, intriso, però, di tragicomica ironia.. La scena, infatti, si apre sull’immagine della donna seduta sul divano la quale, fumando una sigaretta, assume posizioni buffe ed espressioni stralunate con l’aria di chi sta intensamente pensando a qualcosa o sta per fare qualcosa. Il silenzio precedente l’inizio del parlato dura circa cinque minuti ed è delizioso. La presenza della protagonista è clownesca. Tra una sigaretta e un vasetto di yogurt la lunga notte della donna sul divano sembra consumarsi a fatica. Ad ogni proposito di agire, ovvero di telefonare all’amata, si frappone un ripensamento.
La paura del rifiuto che trattiene la protagonista dallo scendere da quel divano (che alla fine la ingloberà letteralmente) circondato da mozziconi di sigaretta e vasetti di yogurt consumati, non è mai una paura fine a sé stessa. E’ la paura che da adito a giustificare la propria inazione raccontandosi mille storie mirabolanti in cui si diventa addirittura supereroi alla conquista dell’universo. Questi vagheggiamenti di onnipotenza la porteranno a dire frasi del genere: “Tutti mi devono adorare” oppure “Lei deve sapere che sono una persona temibile e questo le farà accrescere il mio amore per me”. Per quanto quella in scena sia la mappatura di una psiche disturbata che ricorda il profilo comportamentale di chi soffre di disturbi alimentari, non è difficile riconoscersi nei tratti infantili e fondamentali della giovane donna. Uno spettacolo fresco dall’aspetto apparentemente leggero ma che parla direttamente all’inconscio e alle sue più sfrenate bizzarrie.