Compagnia Marabutti / Ass. Nahìa | LA PATETICA

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la patetica (10)

© Valeria Tomasulo

La Patetica
tre sgangherati movimenti sulle note di Cechov
di Lorenzo De Liberato
Regia di Paolo Zaccaria e Lorenzo De Liberato
con Benedetta Corà, Fabrizio Milano, Stefano Patti, Chiara Poletti, Mario Russo, Paolo Zaccaria
 
7 Marzo, Carrozzerie n.o.t., Roma

 

Nel bellissimo spazio non convenzionale delle Carrozzerie n.o.t., la Compagnia Marabutti ha portato in scena La Patetica, tre sgangherati movimenti sulle note di Čechov. Il testo, scritto da Lorenzo De Liberato, nell’occasione anche co-regista dello spettacolo insieme a Paolo Zaccaria, è un ottimo lavoro filologico sulle orme checoviane. Sia la storia che i personaggi ricalcano in maniera netta i contorni delle opere del grande autore russo, il modus scribendi di De Liberato è del tutto influenzato da Anton Čechov. Ma il lavoro filologico non si esaurisce nella sola caratterizzazione dei personaggi e nei dialoghi, bensì in un’accurata messa in scena che comprende i costumi, i pochi elementi scenici e l’oggettistica, nonché gli intermezzi musicati al violino tra un atto e l’altro.

La storia narra di una compagnia che è in prova in un teatrino di provincia russo per rappresentare il Gabbiano di Cechov. Il regista, che coordina gli eccentrici e presuntuosi attori, sogna di allestire l’opera del maestro in modo nuovo e d originale, ma la sua ambizione si scontra con i malumori generati da difficoltà tecniche e mancanza di soldi e date, con le complicate dinamiche di relazione tra i personaggi, amori sospirati o non ricambiati, gelosie e invidie, prevaricazioni e in generale poca fiducia nel progetto.

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© Valeria Tomasulo

La storia dislocata in luogo e in un tempo diverso dal nostro è quanto mai attuale e aderente alla realtà; può rappresentare benissimo le vicende della maggior parte dei giovani artisti che si avvicinano alla professione del teatro in questo contesto storico, che anelano all’indipendenza scenica nonostante la giovane età scontrandosi inevitabilmente con la sfiducia delle organizzazioni e degli addetti ai lavori. La mancanza di fondi e la crescente disillusione collettiva sono ostacoli che tutti gli artisti trovano sul loro cammino.

Un tentativo ben riuscito di velata critica delle modalità imperanti di organizzazione teatrale e dello stato attuale del lavoro dei giovani artisti. Un’ulteriore conferma dell’universalità dell’arte che, se fatta bene, non ha tempo e non ha età, riuscendo a parlare a tutti in qualsiasi epoca storica perché parla all’animo umano.

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Autore

Valeria Loprieno

Caporedattrice della sezione Danza e Teatro. Danzatrice, coreografa e insegnante di danza. Laureata con il massimo dei voti, in Lettere con indirizzo discipline dello spettacolo alla Sapienza di Roma. Scrivetemi a teatro@nucleoartzine.com

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