Al Teatro Argentina è andata in scena la danza. Dal 7 al 9 Febbraio, la compagnia romana MK capeggiata dal coreografo Michele Di Stefano, ha presentato la sua nuovissima produzione, Robinson.
Robinson
coreografia Michele Di Stefano
musica Lorenzo Bianchi Hoesch
con Philippe Barbut, Biagio Caravano
Francesco Saverio Cavaliere, Marta Ciappina
Andrea Dionisi, Laura Scarpini
musica Lorenzo Bianchi Hoesch
set Luca Trevisani
disegno luci Roberto Cafaggini
assistenza scenica Davide Clementi
organizzazione generale Anna Damiani con Giulia Basaglia
promozione PAV/Diagonale artistica
foto di Michela Leo, Luca Trevisani
8 Febbraio 2014, Teatro Argentina, Roma
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Il nuovo lavoro di Michele Di Stefano, Robinson, ha come punto di partenza letterario, non il più conosciuto testo di Defoe da cui prende il nome, bensì il libro di Michel Tournier, Venerdì o il limbo del Pacifico. Il testo dello scrittore francese analizza le avventure di Crousoe da un punta di vista differente: il perdersi nel paesaggio dell’eroe di Defoe altro non sarebbe che un allontanarsi da se stessi a cui solo l’incontro con l’altro diverso da sé pone rimedio. La relazione con un altro individuo lo spingerebbe così a reinventarsi, a ritrovarsi nella sua originaria innocenza.
Un campo altamente concettuale e psicologico che forse soltanto la danza è in grado di esprimere con efficacia. Lo spunto testuale quindi non è altro che un pretesto per Di Stefano, per indagare la relazione tra i corpi, il movimento puro e le necessità istintuali.
In una scena minimale – curata da Luca Trevisani – aleggia una zattera gonfiabile, che diventa subito una vela in grado di trasportare il nostro eroe in luoghi altri del mondo e dell’inconscio. Un moderno Robinson Crusoe in calzoncini, maglietta e calzini prende confidenza con il luogo, scopre le insidie e si prepara ad affrontarle. L’incontro con l’indigeno, un danzatore truccato in viso di nero e nel corpo di giallo, fa scattare quella particolare condizione che corrisponde al nome di confronto, relazione.
E così entrano in scena altri quattro danzatori, altri Robinson e altri Venerdì, che riempiono la scena in un crescendo di danza e di gestuale. Un infinito lavoro di dettagli corporei e di relazioni che ha il perno effettivo in pochi movimenti, un disegno coreografico scarno che si ripete per i primi 30 minuti di spettacolo. Un’indagine sul movimento a tratti maniacale e di difficile comprensione. Nello spettacolo si riscontra il fulcro altamente sperimentale delle sequenze e delle micro e macro azioni che generano incontri e scontri. Il tutto è accompagnato dalle musiche minimali create da Lorenzo Bianchi Hoesch.