Dal 7 al 14 dicembre si svolgerà il progetto promosso da Teatro di Roma e Emilia Romagna Teatro Fondazione: Il ratto d’Europa – Per un’archeologia dei saperi comunitari. Un inedito viaggio-inchiesta in città alla ricerca della nostra idea di Europa affidato ai linguaggi della scena.
L’evento è patrocinato dalla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.
Dal 7 al 14 dicembre 2012 – Roma
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Dopo quella inaugurale dello scorso ottobre a Modena, al via da venerdì 7 a venerdì 14 dicembre la settimana romana del progetto Il ratto d’Europa. Per un’archeologia dei saperi comunitari, coprodotto da Teatro di Roma e ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione.
Si tratta di un inedito percorso a tappe, di avvicinamento alla messa in scena dello spettacolo Il ratto d’Europa, con debutti previsti al Teatro Storchi di Modena e al Teatro India di Roma, rispettivamente a maggio e a settembre 2013, a cura del regista Claudio Longhi. Al centro del progetto multiculturale una vera e propria indagine conoscitiva in città intorno all’idea di Europa, messa in campo in una estesa rete di scuole, biblioteche, università, musei, comunità religiose, gruppi musicali, associazioni culturali, case protette, mondo dell’impresa, gruppi sportivi, alla scoperta della nostra identità europea.
«La grande kermesse teatrale de Il ratto d’Europa propone un avvincente viaggio alla ricerca delle possibili radici della nostra identità europea affidato ai linguaggi della scena, ma nutrita di tutte le linfe che la vita all’interno di una comunità può distillare… Non un semplice spettacolo dunque, ma un articolato percorso laboratoriale finalizzato ad una messa in scena mediante il quale l’intera città – per il tramite delle sue scuole, biblioteche, università, musei, comunità religiose, gruppi musicali, associazioni, case protette, realtà dell’impresa, gruppi sportivi – sarà chiamata, idealmente e letteralmente, al racconto scenico del suo rapporto con l’Europa», spiega il regista Claudio Longhi.
La settimana si apre venerdì 7 dicembre con l’appuntamento dal titolo Atelier Europa. Il pomeriggio prevede una sezione di attività teatrale condotta dal regista con un gruppo di attori professionisti, non professionisti e musicisti, e una sezione di lavori per la definizione del percorso degli interventi e delle azioni presso gli spazi e le sedi delle strutture coinvolte. L’appuntamento conclusivo è previsto la sera di venerdì 14 dicembre al Museo Centrale Montemartini, con la messinscena di Euromemoria, frammenti da un presente remoto, finestre narrative sullo stato del continente Europa oggi.
Per il Teatro di Roma, che condivide il progetto con Emilia Romagna Teatro Fondazione, un nuovo tassello che si aggiunge all’attività di promozione e ricerca di inediti format e sistemi creativi della produzione teatrale contemporanea, che incontra tematiche di grande attualità e interesse culturale.
La conferenza stampa del progetto, svoltasi presso il Teatro Argentina mercoledì 5 dicembre, si è aperta con l’introduzione di Franco Scaglia, che ha posto all’attenzione dei giornalisti il subentrare dell’azienda capitolina Zètema nella gestione dei Teatri di Cintura. Il presidente del Teatro di Roma ha dedicato maggiore entusiasmo nel rimarcare il prossimo inizio dell’ambizioso piano di ristrutturazione del Teatro India: «In molti non hanno voluto crederci, ma i lavori stanno per iniziare; il direttore artistico Gabriele Lavia è convinto che il Teatro India diventerà il polo teatrale più importante d’Europa».
Pietro Valenti, direttore della Fondazione Emilia Romagna Teatro, ha presentato Il ratto d’Europa evidenziando uno dei fulcri innovativi del progetto: l’attenzione rivolta non al risultato, ma piuttosto al processo.
Infine Claudio Longhi ha ampliamente illustrato le direttrici di interesse che hanno guidato l’ideazione del progetto: da un lato, il divario che esiste tra l’urgenza con cui i media sollevano la questione Europa, e la non consapevolezza dei cittadini; e dall’altro, il ruolo della cultura e del teatro all’interno della società contemporanea. Partendo dal mito di fondazione del vecchio mondo, il regista segue un percorso culturale che tocca Brecht, Dürrenmatt e Foucault, ma anche Ovidio, Bontempelli, Benjamin. Gli altri protagonisti de Il ratto saranno due entità complementari, anche se antitetiche: la comunità degli spettatori, e dunque il pubblico che avrà modo di acquisire una maggiore consapevolezza, e l’attore, invitato a riconsiderare il proprio ruolo e a riconquistare una centralità che la regia gli ha in parte negato.
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