Nel corso del Contest 2013-Il documentario in sala, la sera dell’otto giugno presso il Nuovo cinema Aquila il pubblico ha assistito alla proiezione di Materia Oscura, del duo Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, un’opera che tenta di far luce, con ampio utilizzo di materiale d’archivio e inchieste sul territorio, sulle questioni relative alla presenza in Sardegna del più grande poligono militare europeo, luogo di test e sperimentazioni delle più recenti tecnologie belliche.
Materia oscura, M. D’Anolfi e M. Parenti, Ita 2013, 80′
Prodotto da: Montmorency film
In associazione con: RAI Cinema
Col supporto di: Media Programme of the European Union; Associazione Corso Salani
Direzione, editing e treatment: Massino D’Anolfi; Martina Parenti
Musica e sound editing: Massimo Mariani
Sound engineering: Martina Parenti
Fotografia e camera: Massimo D’Anolfi
La coppia D’Anolfi-Parenti fa parte di quella schiera di cineasti italiani collocabili entro il nuovo, grande e tuttavia ancora misconosciuto, cinema italiano d’autore. Ad un prodotto puramente commerciale se ne contrappone un altro fondato sul pensiero stesso del cinema – si pensi ad alcuni esperimenti del cinema di Godard – in grado di stabilire un originale meccanismo di tensione fra percezione e oggetto della ripresa. Il contributo straordinario di Rai Cinema e il recupero di materiale d’archivio di proprietà dell’Esercito Italiano hanno consentito ai due registi, e alla loro esigenza di affrontare le problematiche più urgenti di carattere pubblico, di realizzare un prodotto di assoluta efficacia comunicativa.
Il documentario riflette da vicino sulle condizioni disagiate di alcune località della regione Sardegna, come Salto di Quirra, condizioni riconducibili agli esperimenti bellici effettuati nei poligoni di tiro. Pratiche e procedure di questo tipo si son dimostrate ad alto rischio contaminante per i territori limitrofi. Il rilascio di metalli e sostanze nocive costituisce a tutt’oggi un fattore allarmante per la sicurezza delle popolazioni del luogo. Di fronte a un problema di così ampia portata i due registi meditano scrupolosamente sull’utilizzo della macchina da presa, come se volessero tentare di assecondare al meglio gli aspetti tecnici –sonoro, immagini – ai contenuti. Il risultato è un film che va soprattutto osservato nei suoi dettagli. I dialoghi e gli accompagnamenti musicali sono ridotti allo stretto necessario, le immagini appaiono così maggiormente suggestive e colpiscono per il loro effetto straniante, frutto della dicotomia che si crea tra i meravigliosi scorci della terra sarda e le brutali azioni compiute sul posto tra i presenti.
A lungo le azioni compiute dall’esercito son rimaste a noi occulte: si soffre alla vista di gas tossici rilasciati nell’aria con l’esplosione dei missili, di fronte a vere e proprie discariche a cielo aperto dei materiali più nocivi, agli ammassi di sostanze inquinanti riversate sui campi. A ciò si contrappone la figura del pastore sardo, dedito alle sue mansioni giornaliere, alla cura del gregge, alla bontà di ciò che è quotidiano.
Il documentario prosegue con alcuni test di laboratorio. Ne rileviamo come il fosforo, presente in molti armamenti, risulti ancora più pericoloso dell’uranio impoverito per le specie viventi, e scopriamo come le nanoparticelle vengano assorbite dagli organismi per inalazione, superando così le barriere difensive. A ciò va ricondotta la causa di terribili malformazioni. Perfino nei pressi del mare simili test continuano ad essere effettuati. Sicuramente la scena più struggente è quella che vede un pastore dedito alle cure di un vitello deforme, incapace di nutrirsi autonomamente.
Molte altre scene ipnotizzano lo spettatore, come a volerlo scuotere per la crudeltà delle barbarie compiute dall’uomo e al tempo stesso cercando di motivarlo a un giudizio critico, in un tentativo di sua responsabilizzazione. Materia Oscura appare allora come un prodotto validissimo. La cura per le immagini-inquadrature ne valorizza la funzione plastica, come se si trattasse di quadri e ha il duplice effetto di incantare e aprire spazi per la riflessione. Per ultimo, il sapiente dosaggio di tracce sonore – meraviglioso il tema musicale al termine della proiezione – e alcuni dialoghi confezionano un’opera di assoluto spessore, che testimonia il giusto equilibrio tra rigore estetico e questione morale.
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