Conversazione | Il Mare Verticale

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Intervista rilasciata dalla band romana Il mare verticale, in occasione del loro concerto a L’asino che vola.

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Come è nato il progetto Il Mare Verticale e quale aggettivo utilizzereste per definire la vostra musica ?

Abbiamo iniziato a suonare dai tempi del Liceo, ci trovavamo in classi adiacenti e ci siamo conosciuti suonando prima in gruppetti locali, poi condividendo jam e improvvisazioni. Successivamente la comune ricerca per il suono e le nostre affinità umane hanno permesso che si avviasse un processo di graduale selezione che ha portato alla formazione de Il Mare Verticale. Un aggettivo che ci piace utilizzare riferendoci alla nostra musica e a ciò che con essa vogliamo trasmettere è “etereo”.

Il mezzo elettronico costituisce oggi una notevole risorsa per i musicisti che vogliano sperimentare “sul suono”, al fine di individuare soluzioni espressive innovative. Come vi rapportate nei confronti di questo percorso di ricerca?

Il suono è davvero l’elemento fondamentale della musica, ancor prima dell’armonia e della melodia. Poter creare dei suoni dal nulla, sperimentando sui parametri di un sintetizzatore è sicuramente una nostra prerogativa, anche in virtù della necessità di fondere elementi strumentali tradizionali con sonorità provenienti dalle nuove tecnologie.

In che modo la vostra musica vuole rispondere alle esigenze di mercato attuali?

Non siamo per la differenziazione, crediamo che la musica ben prodotta, al di là del genere, possa avere un feedback positivo nell’ascoltatore. Non crediamo in una scissione fra i generi, in quanto ci sembrerebbe solo di acconsentire a parametri mentali che rappresentano un’etica inutile, in quanto la moralità e l’etica non hanno a che fare con la musica che di per se è astratta. Noi cerchiamo di proporre qualcosa che sia nuovo e allo stesso tempo fruibile, questa è la nostra principale preoccupazione e il nostro principale obiettivo.

Quanto e in che modo influisce il vostro legame di amicizia sulla musica che scrivete?

La nostra amicizia è un valore assolutamente fondamentale. Quando presentiamo un concerto, quando lo pubblicizziamo on line, mettiamo subito davanti a tutti questa realtà. Ci stiamo conoscendo e ci continueremo a conoscere attraverso la musica. Cerchiamo di fonderci nell’atto musicale, pur mantenendo la nostre rispettive personalità; a tal proposito le pratiche improvvisative ci consentono di investigare questi aspetti inerenti a noi stessi e al nostro modo di fare musica.

 

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Autore

Paolo Gatti

Musicista e ricercatore, da sempre interessato al binomio Musica - Tecnologia. E’ laureato in Ingegneria con Master in Ingegneria del Suono e diplomato in Musica Elettronica.

1 commento

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