Cosa vorresti restasse?
In video dai formati diversi per scelta estetica e lunghezza, attraverso l’utilizzo dei promo di scena o la creazione di video inediti, dodici artisti presenti all’interno della programmazione di TDV10 hanno inviato il loro contributo alla domanda lanciata da Nucleo Artzine.
Mi prendo un piccolo spazio perché li ho rivisti tutti, in sequenza e mi fa piacere condividere alcune suggestioni che vogliono essere una forma personale di ringraziamento.
Non esisteva nessun obbligo, nessuna clausola nei contratti parlava di questa indagine. I dodici sono volontari.
Chiaramente l’indagine non aveva un intento né sociologico né antropologico. Era un’idea per creare una campagna promozionale sostitutiva al copia/incolla delle presentazioni e che andasse ad affiancarsi al claim difetto di massa chiedendo agli artisti una propria personale declinazione. Ma proprio questo elemento strumentale ha determinato che tutti i contributi siano stati prodotti prima dell’andata in scena al festival e che inevitabilmente siano stati concepiti in una tensione legata ad un’aspettativa. La domanda era sì generica ma fortemente legata alla singola performance programmata per uno specifico giorno in un contesto ugualmente specifico. Questo cortocircuito temporale li accomuna. Un legame li tiene ancorati all’opera, li fa preludio della stessa, traccia d’ingresso. E al tempo stesso li rende luogo in cui collocare il non detto.
È la didascalia di Akropolis a farci da chiave (come del resto il loro lavoro che, illuminando zone radicali, crea spazio per tanto altro):
Di tutto questo resta la nostra capacità di aver vissuto
alcuni momenti con profondità e senza maschera.
E sono per lo più momenti vissuti lontani dalla scena,
o forse nelle sue prossimità.
Visti così, di seguito, è inevitabile, producono un’emozione. Diventano un corpo unico che si sfaccetta nelle diverse opere in trasparenza sullo sfondo.
La danza di Maxime Freixas, in un atelier magnifico chissà dove e lo sguardo di Francesco Colaleo che lo ritrae in una danza ancora ignota per noi. Sembrano più grandi. Forse lo stanno diventando.
La poesia in rima di Deroom, una versione disfatta della poesia di Natale, l’incapacità del ricordo e le sue foto che sbiadiscono. La costruzione e decostruzione della cameretta con i mobili da bambola di Dehors Audela che replica la performance con altra materia e in micro luogo. Entrambi suscitano per analogia la memoria di ciò che di loro abbiamo visto. Ma si fanno guardare da un’altra angolazione. Si stanno facendo spiare.
La vignetta girata al cimitero da Teatro Rebis e Mailcol&Mirco è un film di 35”, non è più teatro. Degli Scarabocchi ora siamo autorizzati ad aspettare il film.
Le parole impresse sulla pietra dei Current e quelle sospese di Walter Paradiso, la lucidità ironica dei S’odinonsuonare e la citazione di Leonardo da Vinci a chiusura del promo de Il dono di Simona Bertozzi, riverberano, fanno eco, sostituiscono le parole ai suoni e i suoni alle immagini. Filtrano per noi una gemma.
È con Paola Bianchi e Ivan fantini che il messaggio diventa chiarissimo. Invertono i termini e aprono il video con Rimane cosa
Poi per qualche minuto vediamo la schiena nuda di Paola danzare. Ma non è la danza della performance, non esattamente. È una creazione ancora più intima, consegnata all’obiettivo per essere vista da due soli occhi alla volta.
Poi chiudono – dell’abbandono.
I corpi. Conservano segni e memorie, anche se le foto sbiadiscono. Sul corpo i segni si accumulano, si fanno più profondi, arrivano agli organi interni. Ma è questo corpo ciò che rimane, finché rimane. E nessuna disfatta potrà far sbiadire i suoi segni. Ogni disfatta è solo abbandono. Sembra rispondere a Deroom.
Un gioco che non si può fare. Metterli in dialogo.
Mentre censuro me stessa, mi arriva una risposta. Non collettiva, la mia, suscitata dalle loro.
Ciò che vorrei restasse è ciò che rimane ancora da dire. E poi ancora.
Cortocircuito.
Non solo temporale.
Guarda i video degli artisti “Cosa vorresti che restasse?”:
Current | Teatro Akropolis | Deroom | Milena Costanzo | Paola Bianchi | S’odinonsuonare | Dehors/Audela | Compagnie MF | Walter Paradiso | Teatro Rebis e maicol&mirco | Nicola Galli | Simona Bertozzi