Due città diverse e lontane, Roma e New York. Due gallerie, la Onishi e la Andre’. Gli stessi artisti in entrambe le città, per dimostrare che l’arte unisce anche a distanza ed è priva di confini: un breve ma intenso percorso attraverso le opere di Angelini, Corcos, Cacciofera, Matsumura, Miller, Rosenzweig.
Artisti: Marco Angelini, Giancarlino Benedetti Corcos, Michele Ciacciofera, Wataru Matsumura, Hugh Miller, Barbara Rosenzweig.
Titolo: Da Roma a New York- da New York a Roma
Luogo: Galleria Andre’ (Via Giulia 175)
Fino al 15 giugno
In foto: Senza Titolo di Barbara RosenzweigDa Roma a New York- da New York a Roma: questo il titolo della mostra ospitata dalla Galleria Andre’ fino al 15 giugno, una piccola esposizione in cui troviamo pezzi di mondo.
Il primo è quello di Miller, fotografo americano amante della luce e della semplicità, che ci propone scatti suggestivi come Méditerranée, con protagonisti mare, cielo e nuvole. Sono fotografie su tela che rendono la bellezza di un paesaggio unico proprio per la sua spontaneità e la sua chiarezza, ma di cui tutti, da qualsiasi parte del mondo, possiamo godere. Miller ci offre anche scorci urbani; le grandi vetrate dei grattacieli somigliano a mosaici su cui si riflette la luce, la vita e la città emerge prepotente dalle impalcature dei lavori in corso tra un palazzo e l’altro, insieme ad uno scorcio di cartellone che pubblicizza un’enorme bottiglia di birra. L’essere artista, secondo la Rosenzweig, ha molto da comunicare nonostante i suoi dipinti su tela, a prima vista, sembrano solo linee e colori. La chiave di lettura sta nel processo produttivo, in ciò che si cela dietro quelle passate di pennello e quei tratti che diventano Farfalla o tele Senza Titolo, nelle domande che sorgono durante la creazione, nel chiedersi come si rappresenta il peso, il concetto, un’emozione. Sulla stessa scia l’opera di Matsumura, artista giapponese che con carta e penna inventa composizioni intricate simili a percorsi labirintici o a fili intessuti; il risultato è un mondo strano, nuovo, diverso, che porta il nome di Stream da vedere, forse, come un flusso di coscienza.
Angelini invece è nato e vive a Roma e ama osservare i processi di trasformazione della materia. Utilizza a tale proposito i materiali più vari, dal ferro al polistirolo, dall’alluminio alle viti. Per dare vita al suo stile ricopre queste superfici di polveri, colle e pigmenti e il risultato sono opere come Silenzio Gravido, in cui le macchie e gli schizzi sulla tela suggeriscono un’idea di calma apparente, o Magma Sociale, in cui una tecnica mista su ferro crea una tavola che somiglia a un pezzo di caramello o, appunto, a un blocco di magma essiccato. Elementi ancora più strani compongono Urban Transistion, uno sfondo viola con colate biancastre sul quale troneggiano le pellicole cinematografiche e i nastri delle cassette, come a voler mettere a nudo le forme d’arte moderne. Ciacciofera studia il rapporto uomo-natura attraverso il paesaggio e ci propone Tell me a story, dove la storia in questione è raccontata da una raccolta di schizzi e disegni realizzati con varie tecniche e raccolti insieme come un grande collage.
Colpiscono infine lo spettatore le tele di Giancarlino Benedetti Corcos, artista e grafico con all’attivo numerose mostre collettive e personali; i suoi lavori sono grandi opere astratte in cui si intravedono case, volti, spicchi di cielo e stralci di natura, ma anche maschere dal sapore tribale e pennellate decise e vivide, che poi sono l’anima dell’opera intera. Il titolo è Sogno, il che suggerisce che la vena onirica e visionaria non è affatto casuale.