La performance di Dan Deacon al Circolo degli Artisti: interattività e l’estetica del buffo. Il compositore di Baltimore mostra per la prima volta a Roma l’assurdo concerto del futuro.
genere: electro/avanguardia/synth-pop/sperimentale
dove: Circolo degli Artisti, Roma
quando: 13 maggio 2013
info:
ascolta:
Woof Woof, dal disco Bromst (2009)
True Thrush, dal disco America (2012)
Per chi non lo avesse presente, Dan Deacon è un micione un po’ paffuto con la passione per i pulsanti: con quello giallo rotondo aggiunge un pitch-shifter alla sua voce così da renderla acuta come quella dei cartoons; con quello rosso quadrato fa partire un goffo motivetto col glockenspiel e con la levetta in alto a destra sincronizza gli smartphones dei presenti in sala. Le prime due funzioni sono parte integrante del lavoro di un musicista; la terza decisamente no. Eppure questo è quanto accade in ciò che Deacon e altri svitati di Baltimore indicano con l’espressione future shock.
Quando nel 1971 Alvin Toffler scrisse il suo Future Shock, non immaginava che il suo concetto di infobesity – anche indicato come information overload, una vera e propria indigestione di informazioni – potesse avere una tale risonanza, anzi, che potesse raggiungere una simile concretizzazione. Negli anni ‘80, future shock era diventata la parola d’ordine di una nuova era musicale, come quella electro-funk di Herbie Hanconck; nel XXI sec. future shock è una esperienza interattiva, una modalità di espressione super-organica.
Il suono, infatti, non è stato l’unico protagonista della performance: accanto al sostegno deciso di una estetica del buffo – tanto che, più che di timbrica, si dovrebbe parlare di versacci – Deacon & Co. hanno sovraccaricato il sistema multitasking del pubblico, mettendo a nudo la necessità di seguire gestualità e moti d’animo condivisi per riuscire a svolgere il duro compito di ascoltatori attivi; la distinzione uno/molti ha perso rilevanza, esattamente come nei superorganismi, lo sciame, il formicaio.
Ogni individuo si è confuso con la collettività nell’ascoltare il caleidoscopio sonoro di Dan Deacon, nel seguire le indicazioni per coreografie no-sense e nel piegarsi alle sin-cronie e sin-cromie intermittenti degli smartphones, gestite dall’apposita app omonima scaricabile gratuitamente, ideata dallo stesso Deacon.
Il future shock di Dan Deacon è il prototipo del concerto interattivo.