Per sei giorni la Chiesa degli Artisti ha ospitato Atto Primo, un’installazione multimediale di Daniele Spanò. In occasione della Pentecoste, l’artista è chiamato ad interpretare la ricorrenza religiosa, interagendo su tre livelli: il solenne atto della discesa dello Spirito Santo, l’architettura ospitante e i dispositivi che veicolano l’opera.
Artista: Daniele Spanò
Titolo: Atto Primo
A cura di Silvia Marsano
Luogo: Chiesa degli artisti, Santa Maria in Montesanto, Piazza del Popolo
20 maggio – 25 maggio 2013
Il 19 maggio si è inaugurata Atto Primo, l’installazione multimediale di Daniele Spanò che interpreta l’episodio evangelico della Pentecoste; la cornice architettonica dell’evento è la basilica di Santa Maria in Montesanto, conosciuta meglio come la Chiesa degli Artisti. L’evento fa parte di Una porta verso l’infinito, manifestazione organizzata dalla Diocesi di Roma in collaborazione con l’Ufficio Comunicazioni Sociali del Vicariato.
La celebrazione della Pentecoste commemora la discesa dello Spirito Santo sulla Madonna e gli Apostoli; nelle antiche Scritture lo spirito viene descritto come un soffio di vento che investe Maria e gli altri, facendo posare sui loro capi lingue di fuoco. Concentrandosi proprio sul concetto di soffio, l’artista ha installato due teli bianchi che pendono dalle balconate, poste ai lati dell’altare. Su di essi vengono proiettati a ripetizioni irregolari due volti, uno maschile e l’altro femminile. Le loro bocche si contraggono per soffiare sullo spettatore, ad ogni simulazione i teli si muovono come spinti dal vento e uno strumento a fiato riproduce con le note il gesto delle labbra. Spanò opera su tre livelli, quali la tematica trattata, i dispositivi multimediali e la cornice architettonica, coinvolgendo lo spettatore, che si sente così attore dell’evento. Come afferma la curatrice, Silvia Marsano, l’esperienza estetica diventa sinestetica, coinvolge cioè tutti i sensi, fino a stimolare riflessioni e partecipazione emotiva.
Il vento che soffia fa scaturire riflessioni sulla ricorrenza religiosa come fatto storico, aprendosi a qualsiasi interpretazione, dal momento che la fede è un atto personale. Ma può dar vita anche ad un’indagine intima, che trascende l’esterno per volgersi all’interno di noi stessi E’ in quel momento che il soffio assume qualsiasi valenza: può essere forza vitale, che anima la materia, oppure ispirazione che va al di là dell’esperienza e delle sensazioni: da essa ha origine l’opera artistica. E ancora può essere porta per l’infinito: l’alito di vento ci cattura, corpo e mente, facendoci naufragare nei nostri pensieri, fino ad esplorare il nostro io interiore. Quando sopraggiunge la quiete, compiamo il massimo sforzo per far dialogare lo spazio fisico intorno a noi con quello presente dentro di noi.
Con mezzi assolutamente moderni, Daniele Spanò interpreta un tema così antico e solenne allo stesso tempo, senza svuotarlo di significato; di formazione scenografo, ha partecipato a varie manifestazioni, come ad esempio l’ultimo Festival di Teatri di Vetro, in qualità di curatore delle arti visive; da anni conduce una ricerca sui linguaggi multimediali, indagando il rapporto tra luce e spazio, tra immagine e suono, tra azione e reazione, partendo sempre dallo studio del territorio o dell’architettura in cui va ad operare.