Entrano in scena con dei grossi paralumi in testa, i volti sono coperti. L’ingresso di ognuno si inserisce in una partitura ritmica di passi che a tratti converge e diventa una marcia. Una comunità anonima e insospettabilmente spietata è segno di quel cinismo collettivo che dà il titolo alla prima scena. Della tua carne della compagnia Motus è uno spettacolo dedicato al giovane italo-americano Derek Rocco Barnabei condannato a morte in un tribunale della Virginia e giustiziato nel 2000.
Uno spettacolo per denunciare l’atrocità della pena di morte in cui la danza, attraverso i codici che le appartengono, riesce ad argomentare con energia, dando vita ad un trattato visivo agile e grave al tempo stesso. La compagnia senese, del resto, ricerca da sempre un linguaggio gestuale che si adatti alla trattazione di argomenti di impatto sociale.
Lo spettacolo è diviso in brevi scene, ognuna delle quali, come tanti punti di un discorso, propone una riflessione sui vari aspetti della pena capitale. Così la parola torna concetto per farsi movimento.
La pena di morte è un crimine efferato da compiersi nella maniera più pulita possibile. Sul palco la Giustizia vestita a festa abbina alla benda che iconograficamente le copre gli occhi, un bel paio di guanti. Al ritmo di danze di corte la giustizia balla elegantemente tra camerieri e ricchi vassoi. Cieca non per imparzialità ma per non vedere, per evitare di sporcarsi, di riconoscersi colpevole, divora il cibo dal vassoio come un animale, ma non si sporca le mani.
Una giustizia dolente che al suono di Caro mio ben taglia disperatamente una mela con la straziata ma ferma consapevolezza che senza di lei languisce il cor.
Sul palco sono disegnati dei quadrati, delle celle senza muri, al cui interno si danza la sofferenza, la prigionia, la tortura. Dalla tragedia dei Desaparecidos alla vergogna moderna di Abu Ghraib lo spettacolo propone una riflessione e tocca corde emotive, ricorrendo anche ad una sottile e ben calibrata sdrammatizzazione che rende ancora più forte e feroce il messaggio. Maria Antonietta è un burattino che perde la testa e balla in maniera buffa mentre corpi senza testa freschi di ghigliottina si muovono goffamente nello spazio. Secondini dinoccolati torturano in maniera stilizzata, in tanti fermo immagine che, lontani dalla crudezza delle foto dei detenuti iracheni torturati e umiliati ad Abu Ghraib, rimandano direttamente a queste con tutto il portato raccapricciante che ne segue.
La pena di morte non è un buon deterrente, come sosteneva già nel ‘700 Cesare Beccaria e non prevede alcuna possibilità di riabilitazione del condannato. Porta in sé un errore, un deficit di umanità, l’arrendersi del diritto ad una soluzione che prendendo spunto dal delitto che vuole punire ne compie uno più atroce.
Lo stato bambino stizzito si vendica, impotente, proclamando con arrendevolezza che quando tutto sarà compiuto, non potendo piegare la tua mente, avrò fatto scempio della tua carne.
Lo spettacolo è prodotto in collaborazione con la Fondazione Derek Rocco Barnabei con il contributo di Regione Toscana e Comune di Siena.
Della tua carne
Coreografie Simona Cieri
Soggetto e Sceneggiatura Rosanna Cieri
Musiche Autori vari
Costumi Compagnia MOTUS
Danzatori Veronica Abate, Martina Agricoli, Maurizio Cannalire, Simona Gori, Federica Morettini, Riccardo Pardini e con Simona Cieri
Regia Rosanna e Simona Cieri
1 e 2 ottobre 2011, sabato h 21,00 domenica h 18,00 – Teatro Vascello, Roma