Il documentario è stato presentato in concorso all’Asiatica Film Mediale, festival svoltosi alla Pelanda del MACRO. Cross Currents: Journey To Asian Enviroment di Nick Deocampo trasporta gli spettatori negli ecosistemi di cinque Paesi asiatici.
Cross Currents: Journey To Asian Enviroment, di Nick Deocampo, 84′, Asia 2012
Sceneggiatura: Nick Deocampo
Fotografia: Nick Deocampo, Nana Buxani, Matt Sudario, Kaori Fushiki, Inoue Hajime, Muhammad Haris Efendi, Phuttiphong Aroonpheng, Yeoh Seng Guan
Montaggio: Phyllis Grande
Musica: Jeff Hernandez, Nani Naguit, Matt Sudario
Suono: Teddy Tan, Jr.
Produzione: The Nippon Foundation/ Tatsuya Tanami
Formato: Digital Betacam
Quando parla Nick Deocampo, mente di questo documentario, trasuda passione. Tre anni, più di mille ore di registrazione. Se non si percepisse così asiatico come racconta nei dibattiti, che precedono e seguono il lungometraggio, probabilmente non avrebbe affrontato questa avventura. Lo sceneggiatore ha attraversato cinque paesi asiatici: Giappone, Indonesia, Malesia, Thailandia e Filippine e cinque differenti comunità locali che hanno affrontato i cambiamenti climatici in modo unico. Anzi autoctono è il caso di dire. Infatti il sapere che hanno sviluppato i cinque personaggi seguiti da Deocampo ha una forte relazione con la natura che li circonda, che ancora viene percepita come parte integrante del proprio mondo.
Due i temi principali messi in luce dal documentario: la spiritualità e la coesione sociale.
Tali comunità infatti hanno saputo rispondere in modo attivo ai cambiamenti climatici, in uno dei continenti, sotto questo punto di vista e non solo, più vario che possa esistere. Nei tre anni il video maker ha affrontato tsunami, tifoni, crisi ambientali dovute dallo sfruttamento del territorio, riscontrando però una forte risposta da parte della popolazione. Le comunità acquistano la terra per proteggerla, lasciano i propri lavori, le proprie case e si mettono al servizio degli altri, al servizio della natura. Effettuano riti propiziatori, chiedono perdono ai pesci che cattureranno, agli animali che sacrificheranno. Durante le riprese di uno di questi riti Deocampo racconta che si riusciva a percepire davvero lo stretto rapporto che gli uomini hanno instaurato con la madre terra. Cose che nel nostro mondo occidentale non vengono neanche più considerate. La tecnologia cerca di eliminare il problema, non lo affronta. Nei Paesi in questione invece i problemi si affrontano ancora, attraverso soluzioni non invasive. Si riflette eccome durante la proiezione, si vorrebbe partire verso quelle terre bellissime per cercare di proteggerle, di salvarle. Si condivide il problema, lo si rispetta. Ovviamente tutto sembra più facile quando si è seduti su di una sedia. Ma gli occhi di Nick che si illuminano di speranza e volontà fanno sperare davvero che la situazione ambientale globale possa migliorare. Personalmente il vincitore del festival nella propria sezione.