DETACHMENT – IL DISTACCO

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Detachment, USA 2011,

Durata 97′,

Regia Tony Kaye,

Sceneggiatura Carl Lund,

Montaggio Michelle Botticelli,

Musiche The Newton Brothers,

Produttori Greg Shapiro, Carl Lund, Austin Stark, Benji Kohn,

Interpreti Adrien Brody (Henry Barthes), Sami Gayle (Erica), James Caan (Mr. Seaboldt), Christina Hendricks (Ms. Madison), Lucy Liu (Dr. Parker), Marcia Gay Harden (Principal Carol Dearden), Bryan Cranston (Richard Dearden), William Petersen (Sarge), Blythe Danner (Ms. Perkins), Tim Blake Nelson (Mr. Wiatt), Isiah Whitlock Jr. (Mr. Mathias), Brennan Brown (Greg Raymond), Louis Zorich (il nonno), Betty Kaye (Meredith).

«Non mi sono mai sentito allo stesso tempo cosí distaccato da me stesso e cosí presente nella realtà». Il regista di American History X non poteva scegliere una citazione più azzeccata per aprire la sua ultima fatica – citazione del Premio Nobel per la letteratura nel 1957, Albert Camus.

Henry Barthes, il miglior supplente tra gli insegnanti disoccupati, si trova a dover far quadrare i suoi problemi personali con il nuovo impiego in un liceo di periferia degli Stati Uniti, che annega progressivamente nel degrado socioculturale. Gli studenti che occupano i banchi della scuola sono adolescenti violenti, disagiati, problematici: trascurati da genitori assenti e disinteressati, sembrano votati al fallimento e all’emarginazione. Quello che Barthes vuole offrire loro, è un’opportunità. Vuole trasmettergli qualcosa di significativo, vuole indicargli la lettura come unica salvezza da un mondo in cui tutto appare mercificato – in primis il corpo della donna -. Ma contemporaneamente, Henry deve prendersi cura del nonno che ha perso il senno dopo il suicido della figlia – madre di Henry – poiché angustiato dall’atroce colpa, inconfessabile e in parte rimossa, di averle usato violenza nell’infanzia.

Henry è chiamato a stimolare, interessare e aiutare una classe a rischio. Meredith, un’alunna dotata di notevole sensibilità artistica, che ama dedicare il suo tempo libero all’arte della fotografia, viene costantemente umiliata dai compagni per la sua obesità, e si trova a dover lottare con il totale rifiuto, da parte del padre, delle sue inclinazioni artistiche. Nella vita dell’insegnante entrerà un’altra figura da salvare: Erica, una baby prostituta che ha abbandonato la scuola, priva di un nucleo di riferimento che possa dirsi famiglia e di un luogo che possa chiamare casa.

La pellicola si inserisce tra i film di ambientazione scolastica, i così detti school-movie, generalmente incentrati su studenti problematici e insegnanti eroici: si va dall’Attimo fuggente a Freedom Writers, da Il seme della violenza al più recente La classe. Ma Adrien Brody si impegna nella creazione di un insegnante con uno spessore psicologico di maggiore intensità, e il team scolastico di cui il suo personaggio fa parte è interpretato da un cast eccellente, multi sfaccettato e mai banale. Sono forse troppe le sofferenze con cui il protagonista deve confrontarsi, e risulta forse abbacinante la quasi integrale assenza di isole di serenità e speranza. Ma il caos con cui l’individuo deve fare i conti è un tema infinitamente caro al regista Tony Kaye che spesso, in una maniera straziante e originalissima, mette i suoi personaggi davanti al fallimento: «Alcuni di noi credevano di poter fare la differenza, ma poi a volte ti svegli e, semplicemente, realizzi di aver fallito».

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