Apre Dominio Pubblico – la stagione comune tra Teatro dell’Orologio e Teatro Argot – Corsia degli incurabili, valsa la finale ai premi UBU per la bravissima Federica Fracassi.
Corsia degli incurabili di: Patrizia Valduga regia di: Valter Malosti con: Federica Fracassi suono e programmazione luci: G.u.p. Alcaro costumi: Federica Genovesi una produzione Teatro di Dioniso / Residenza Multidisciplinare di Asti, in collaborazione con Teatro i / Festival delle Colline 8-13 ottobre 2013 – Teatro Argot, Roma Vai al sito di Dominio Pubblico
Corsia degli incurabili porta in scena i versi di poesia civile della contemporanea Patrizia Valduga, scritti nel 1996 e lo fa secondo modalità anch’esse poetiche.
Se l’occasio è presto detta – l’ultima ora di vita di una donna, immobilizzata su una sedia a rotelle, tra ricordi lontani, invettive, desideri mai realizzati e richieste d’aiuto, confusi in un ipnotico flow of consciousness -, il motivo d’essere dello spettacolo sta nella denuncia dello stato del nostro paese e delle nostre coscienze: ipocrisia – le visite che riceve dai parenti servono solo a insaporire di più i loro spaghetti quando tornano a casa -, lo stato della politica – scritto nel ’96, già vi sono cenni a Berlusconi -, la TV volgare o inutile, la simil-poesia, l’uso indiscriminato dell’inglese e la semplificazione che sviliscono la lingua italiana, la complicità dei direttori di giornale sono tutti bersagli di quella donna in camicia da notte, che impiega le ultime forze residue mettendo a nudo lo sfacelo che vede intorno a sé.
Linguaggio alto e basso si intersecano, scivolano l’uno nell’altro e paradossalmente è proprio la semiparalisi di scena a contribuire a dare corpo a quelle parole, ora serene, ora veementi, accompagnate, indotte o supportate da un continuo mutare di luci sincronizzate a musiche ed effetti audio che costituisce uno spettacolo nello spettacolo – quella messa in scena poetica di cui si diceva sopra e che, per quanto notevole, rischia però di allontanare dalla parole, distraendo dai versi. Il dubbio è che questa gabbia esteriore – della quale la straordinaria Federica Fracassi sicuramente si giova per i repentini mutamenti di stato – sottragga pathos (e possibilità di fruizione del testo) anziché aggiungerne. Resta però la certezza dell’eccezionale prova d’attrice della protagonista, non a caso vincitrice, negli ultimi due anni, dei premi Ubu, Eleonora Duse e della critica.