Donne invisibili: Diversamente Etero e Sei cortometraggi

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Il Nuovo Cinema Aquila si è preparato, alla vigilia della Festa della donna, a celebrare ogni sfumatura della femminilità, rivolgendo in particolar modo l’attenzione alle Donne Invisibili, protagoniste del film-documentario.

Diversamente Etero, di M. Lizzardo, Ita 2011, Doc., 55′

Montaggio e postproduzione: Marica Lizzadro, Chiara Tarfano, Gabriele Raimondi

Fotografia: Marica Lizzadro con la collaborazione di Guido Antonelli

Autori: Elena Tebano, Milena Cannavacciuolo

Musiche originali: Francesco Germini

Il documentario è stato realizzato con il contributo di CIG – Arcigay Milano

Fresca di Bucato, di S. Cocozza, Ita 2009, 6′ 26”

Passing Time, di L. Bispuri, Ita 2010, 10′

Tech Support, di E. Gernard, Usa 2009, 9′

Yulia, di A. Arditti, Fra 2009, 5′ 45”

Uniformadas, di I. Z. Alameda, Spa 2010, 18′

Always Again, di Estel Campreciòs, Gb 2011, 6′

In collaborazione con il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Meli, le quattro autrici e registe Elena Tebano, Milena Cannavacciuolo, Chiara Tarfano e Marica Lizzadro, hanno proposto una serie di cortometraggi, sei per la precisione, volti a strappare il velo sotto cui troppo spesso nascondiamo l’omosessualità, quella femminile, soprattutto.

Fresca di bucato, Passing time, Tech support, Yulia, Uniformadas e Always Again sono titoli internazionali per temi universali: le relazioni tra donne e il modo in cui esse si scontrano con una società maschilista e gretta, cieca e troppo spesso incapace di accogliere. Quella che si svolge al telefono nel primo cortometraggio, estremamente meridionale, con il Vesuvio alle spalle che non si perde di vista un attimo, è una conversazione tra amiche: i tradimenti dell’amante dell’una e i consigli dell’altra che ha già subìto la stessa pena, sembrano uno dei cliché più visti, immaginati, più vissuti. Lascia interdetti la rivelazione finale: l’amante libertina è un’altra donna. Nulla di così allucinante se si considerano i toni del discorso: «Quando la tua donna ti dice che ha le mestruazioni è come una moglie che ha sempre mal di testa»; eccoci tornati al cliché, al terreno conosciuto. Basta poco per far crollare il muro: è sufficiente accendere in chi guarda una sensazione nota, mettere in contatto sfere emotive che a qualcuno potevano sembrare troppo distanti. E in effetti la conclusione è sempre la stessa: «Ho fatto tutto da sola, perché la amo»… Torniamo tutti qui, a nulla conta la sessualità. Quando l’amore arriva e devasta sappiamo come ci si sente, e questo concilia, inevitabilmente, nonostante gli stereotipi.

Quando le protagoniste del cortometraggio inglese Always Again decidono di sposarsi affrontano il problema della “visibility”, la necessità di essere viste dall’altro, da chiunque altro, per ciò che si è. Quando una donna cammina per strada con un anello di fidanzamento e ogni passante, venditore, conoscente fa gli auguri anche al suo “lui” e propone di comprare quel fiore, di fare quell’abbonamento televisivo, di portare a casa quella bottiglia di vino che scalda il cuore di un uomo, la protagonista ne ha davvero fin sopra i capelli. E’ costretta a fare i conti con una società che dà per scontato che l’unione sia eterosessuale soffocandola fino a farla sentire fuori posto. Insomma, queste e molte altre sono le emozioni a cui si sceglie di dare visibilità, perché troppe volte invisibili, troppe volte costrette al silenzio. La giovane protagonista di Passing time vive in una vecchia fattoria, il nonno è appena morto e tutto le ruota intorno come un perfetto meccanismo precostituito di ruoli e tempi. La ribellione, la sua semplice essenza sono continuamente messe a tacere, spente nel silenzio. Troppe volte le donne sono costrette a nascondersi, troppo spesso viene loro negato uno sguardo che vada a fondo, che veda al di là di ciò che si è abituati a vedere. Il desiderio di essere guardate, di mostrare ciò che si è, di vivere liberamente il proprio amore e la propria omosessualità, conduce inevitabilmente a un desiderio di rivalsa che si fa strada lentamente, ma a cui diviene sempre più impellente dare sfogo. Le autrici del documentario Diversamente etero raccontano proprio questa storia di rivalsa.

«Quando si parla di una lesbica c’è chi pensa a una donna promiscua o a un camionista arrabbiato», «Se non ti vedi raccontato hai la sensazione di essere invisibile»: ecco allora che il bisogno di sdoganarsi prende il sopravvento e quando una storia para-omosessuale nasce in televisione, sotto gli occhi del grande pubblico, dentro le mura della casa d’Italia, il Grande Fratello, le donne credono di aver trovato i feticci attraverso i quali svelarsi.

«Guardalo, è un bacio tra donne», suggeriranno le figlie a genitori per i quali la proiezione in tv sembra quasi autorizzare una natura che avrebbero altrimenti dovuto osteggiare. Il fanatismo che nasce intorno al bacio di Capodanno tra Sarah Nile e Veronica Ciardi è ripercorso dalle autrici-registe, che seguono il tour dei più accaniti seguaci d’Italia e d’Europa e che raccontano quanto le vite di molte siano cambiate dopo quel bacio in diretta internazionale.

Insomma, ciò di cui si ha più bisogno per questa festa della donna è riconoscere l’altro. Guardarsi non basta, inquadrarsi non basta. Bisogna “vedersi”, liberarsi. Ascoltare testimonianze, conoscere storie è indispensabile per uscire dai prototipi che tanto ci limitano. Questo l’obiettivo di Donne invisibili, questo il proposito di ciascuno di noi.

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Redazione

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