DROPKICK MURPHYS: gli scontri violenti interrompono il concerto, ma i DKM dimostrano che non può finire così!

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GOING OUT IN STYLE promotion tour

Gruppo: Dropkick Murphys

Componenti:

Al Barr – voce

Ken Casey – basso elettrico, voce

Matt Kelly – Batteria, bodhran, voce

James Lynch – chitarra, voce

Josh Scruffy Wallace – cornamusa, tin whistle

Tim Brennan – chitarra, mandolino, accordion, voce

Jeff DaRosa – chitarra, banjo, bouzouki, tastiere, mandolino,whistle, organo, voce

Gruppi spalla:

The parkington sister

Buster shuffle

Dove: Orion, Ciampino (RM)

Quando: mercoledì 6 giugno 2012

Info:

Sito ufficiale

Riportiamo di seguito il comunicato di ieri sera dell’Orion:

Ci scusiamo con il pubblico presente per quanto accaduto questa sera,siamo stati vittime di un aggressione da parte di persone evidentemente poco interessate al messaggio che noi proponiamo,che con la forza e non curanti della presenza delle forze dell’ordine prontamente avvisate,si sono introdotte contro la nostra’ volonta all’interno del locale aggredendo alcune persone del pubblico-seguira’ domani comunicato stampa ufficiale

A brve pubblicheremo altri aggiornamenti e alcuni estratti del concerto!!! sTaY TuNeD!!!

Chi ne esce a testa alta, altissima, dal concerto di ieri sera sono senz’altro loro: i Dropkick Murphys. Ma torniamo indietro di qualche ora.

All’Orion di Ciampino, lungo la stradina che dalla via principale porta fin dentro il locale, la gente beve una o due birre con gli amici. C’è un bel clima e finalmente anche la situazione meteorologica è dalla nostra. L’ultima volta, alcuni se lo ricorderanno, i fan romani del gruppo di Boston erano rimasti bloccati dalla neve di inizio febbraio.

Sui biglietti c’è scritto “ora di inizio 21.15”, ma sappiamo tutti quanti che prima delle undici non se ne parla.

Ecco che da lontano iniziano a sentirsi dei cori, tutt’altro che inneggianti i Dropkick. Cori spiacevoli, da stadio, che uno vorrebbe confinati lì e soltanto lì. Una trentina di ragazzi, evidentemente schierati a destra, si fanno largo portandosi dentro il locale, dove continuano a esternare tutti i loro credo personali.

Qualche tafferuglio era nell’aria, iniziano a volare i primi fischi, ma la serata prosegue e i Buster Shuffle danno spettacolo con cover riproposte in chiave brit-ska. Degna di nota è Rosine, canzone sulla quale il pubblico si esalta e inizia un bel pogo sotto palco.

Come previsto, si fanno le undici e il gruppo inglese saluta tra gli applausi. Inizia ad alzarsi il coro “Let’s-go Mur-phys!” ma c’è ancora qualcosa che non va. I trenta, quaranta ragazzi continuano a creare scompiglio, lanciandosi in massa verso il palco, scansando chi occupava quelle posizione senza fare troppi complimenti. Spunta anche una bandiera, che non staremo qui a descrivere perché non ne vale nemmeno la pena. Dal resto del pubblico arrivano fischi e dal fondo del palco vengono intonate le parole di un canto partigiano. La situazione potrebbe degenerare, ma le luci si abbassano e partono le note della estasiante versione di Foggy Dew eseguita da Sinead O’Connor, quasi a voler placare gli animi con quella voce così sublime.

Al termine della canzone finalmente il gruppo sale sul palco nel tripudio generale. L’Orion non è un locale particolarmente grande e questo ha fatto sì che tutti si ritrovassero a pochissimi metri dai nostri beniamini tatuati.

Subito un 1-2 aggressivo, tanto per mettere le cose in chiaro, ad aprire una scaletta completa, che nell’arco della serata presenterà pezzi dell’ultimo bellissimo album con brani storici – mozzafiato l’esecuzione in pieno irish-punk di The Fields of Athenry!

Ma la serata a questo punto prende una piega particolare. Il pogo inizia a farsi più violento del solito e da spinte pacifiche si arriva ben presto alle mani tra i loschi figuri di cui sopra e una ventina di ragazzi il cui unico errore è stato voler stare dove stavano loro.

Il concerto va avanti, ma gli scontri peggiorano, fin quando Al Barr, front-man del gruppo, smette di cantare e rivolgendosi ai facinorosi con tono molto deciso esprime il suo disappunto “…in 16 anni mai abbiamo visto qualcosa del genere. Smettela, i discorsi politici teneteli fuori, siamo qui per divertirci”. Standing ovation del pubblico che esulta e tutto lascia pensare a un prosieguo di serata in stile Dropkick, musica e allegria.

Going out in style, Take ‘em down e altri pezzi del repertorio riportano la voglia di passare una bella serata. Ma quando si ha l’odio nel cuore, non c’è cornamusa che tenga. Riprendono gli scontri, più feroci di prima. Finalmente interviene anche lo staff del locale che dopo aver provato a dividere i due schieramenti lancia un lacrimogeno costringendo il pubblico a uscire verso la parte esterna.

Ken Casey di tutta risposta spacca il basso e esce anche lui.

Per qualche minuto sembra di stare nella San Giovanni di qualche mese fa. Arriva la polizia, 3 ragazzi vengono fermati. Il concerto, si vocifera, è finito. È finito nel peggiore dei modi.

Qui entra in gioco l’esperienza, la qualità e tutto il carisma dei Dropkick Murphys, gruppo nato nel ’98 a Boston da musicisti nipoti di immigrati irlandesi. Il palco viene riallestito in modalità “acoustic”. Una scelta geniale. Al prende la parola ed esterna tutto il rammarico e tutta la voglia di non lasciare quelle scene come ultimo ricordo della serata. Senza nemmeno farlo apposta il gruppo esegue Boys of the Docks e il bassista spiega come quel pezzo sia stato scritto in onore al nonno operaio che a questo tipo di fascismo si opponeva nei cantieri. Il momento più alto della serata è questo. Siamo rimasti in duecento scarsi, il gruppo suona in acustico una scaletta improvvisata. È qualcosa che non si può spiegare, visto che davanti a noi c’è un gruppo abituato a riempire gli stadi e l’acustico non è proprio preso in considerazione!

Infine, per chiudere, rispuntano le chitarre elettriche: Warrior’s Code e Shippin’ up to Boston, meraviglia!

Il concerto questa volta finisce davvero. Il più brutto e poi più bello della vita di gran parte dei fan. Un concerto che non verrà dimenticato né da noi né dai Dropkick.

Spero solo che il bilancio sia positivo anche per loro.

Slàinte!

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Webmaster - Redattore Cinema

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