con Sandro Calabrese – Vanja Duccio Camerini – Il Dottore Ciro Carlo Fico – Telegin Mattia Grazioli – Garzone Maria Vittoria Pellecchia – Sonja Francesca Sgheri – Elena Regia di Duccio Camerini Musiche a cura di Alchimusika Spazio di Roberta Gentili Costumi di Chicca Ruocco Assistente alla regia Mingo Catucci Un progetto artistico de La Casa Dei Racconti Con la collaborazione di Spin Time Labs Ufficio Stampa Brizzi Comunicazione 9 Aprile, Teatro Arcobaleno, Roma
Čechov è un autore sfruttato e consumato, studiato e temuto, e i suoi drammi sono oggetto di stravaganti esperimenti o di filologiche ricostruzioni. Le sue opere sono come il canto della sirena per i registi di teatro: cimentarsi con il suo fulmineo ed esuberante genio è quasi un passaggio obbligato.Zio Vanja è la commedia degli amori non realizzati, delle aspirazioni mai concretizzate; quattro atti in cui non si ha nessun cambiamento, in cui nessun personaggio riesce ad evolvere spiritualmente o concretamente e la cui fine rimanda a un nulla di fatto privato di qualsiasi tipo di variazione sostanziale.
I quattro atti del Zio Vanja di Cechov, si riducono a due nella versione targata Duccio Camerini, che dal primo al ventiquattro Aprile va in scena al teatro Arcobaleno nei fine settimana. Una versione essenziale, che taglia i ruoli di tre personaggi riducendoli a delle ombre dietro un telo bianco, ma che, nonostante questo, riesce ad essere straordinariamente efficace.
La scena, curata da Roberta Gentili, è affollata con eleganza e precisione. L’atmosfera campagnola del podere, luogo della commedia, è palpabile in ogni oggetto scenico e nei costumi ben studiati. Sul palco si avvicendano i personaggi, si espongono piano piano, smascherando i loro reconditi desideri in un crescendo d’intrecci. Zio Vanja non è altro che uno spaccato di monotona vita contadina, resa momentaneamente più frizzante dall’arrivo di due ospiti della città. Un evento che porta coloro che abitano e orbitano all’interno della casa ad interrogarsi sulle aspettative relazionali e di vita, che porta alcuni all’esasperazione e altri alla rassegnazione, accentuando comunque i lati dei loro caratteri più evidenti.
Visto in quest’ottica, il dramma andrebbe trattato con umiltà e soprattutto sincerità, qualità che la versione di Camerini ha portato in scena. I suoi personaggi – e quindi i suoi attori – sono scevri da manierismi, sono estremamente sinceri e naturali, anche nei momenti di più acuta follia. I dialoghi s’intrecciano come nella vita reale, la presenza scenica e i movimenti di ogni attore sono precisi e intensi. Nulla è lasciato al caso, al tempo stesso nulla è artefatto.
E’ così che il dramma si snoda nel tempo con fluidità, senza intoppi, senza esasperazioni psicologiche, con una naturalità disarmante, resa tale dalla sapiente mano di Camerini.