OLAFUR ARNALDS E NILS FRAHM LIVE
Quando: 3 Aprile 2012
Dove: Brancaleone
Foto: Luca Gandolfi
Info:
Termina in Italia il primo tour del 2012 di Ólafur Arnalds, musicista islandese capace di portare le sonorità classiche dove la musica usualmente risuona in forme più sperimentali, inaugurando a Roma la programmazione primaverile del Brancaleone e succedendo così in cartellone ad alcuni nomi della scena elettronica come Jeff Mills e Pendulum.
Esiguo pubblico non più giovane ma attentissimo, ad aprire il concerto siede Nils Frahm al pianoforte a coda, accompagnato dal violoncello. Tedesco, di alta sensibilità, al suo Durton Studio di Berlino Frahm si fa produttore musicale di gruppi del calibro di Efterklang e Oliveray, procedendo invece in proprio con un progetto sviluppato in maniera poco dinamica ma certo soave nella sua attualizzazione del piano solo. Verso la fine dell’apertura Frahm e Arnalds si ritrovano a giocare a quattro mani, così come al termine dell’intero live, realizzando un universo melodico nel quale il pubblico cede all’armonia e alla dolcezza delle composizioni.
L’attività musicale di Arnalds inizia nel 2007 e prosegue fino ad oggi con sette diversi prodotti discografici. La sua linea sonora prende le mosse da un facile ascolto acustico di strumenti tradizionali –pianoforte in testa- per varcare successivamente un affascinante confine che unisce alla primigenia tendenza neoclassica degli sprazzi elettronici, che passano dall’essere brevi impulsi sottili all’allargarsi in dense risonanze cupe e avvolgenti, resi in live con grevi rimbombi che attaccano lo stomaco, mentre l’orecchio e le guance sono cullate dalla morbidezza del piano e del violoncello.
L’animo è drammatico e le note aleggiano nell’oscurità del locale come lucciole d’estate, seppure nei primi quaranta minuti di concerto la sostanza sia così delicata da sembrare quasi assente. Poi la vita comincia, l’ordine della classicità si mischia ad un supporto elettronico liquido pieno di bassi echeggianti, e una crema densa di note e sussulti si spalma sul cuore della gente. Basi sommesse e acuti di violino raccordati dalla leggerezza del piano, e la ricerca contemporanea si unisce alla storia della tradizione, in una musica che si fa paradigma del mondo. Arriva dopo 13 canzoni il prodigio con il secondo impro di Arnalds insieme all’amico tedesco, in cui a quattro mani i due artisti si commuovono su un sottofondo strisciato e pulsante, intenso. Near night, Ljósið (scritta per la televisione e rifiutata, diventata il record di ascolti dell’artista), Lag fyrir mömmu (“In ricordo della nonna”) e l’esibizione si conclude, riaccendendo le luci su un’atmosfera di dolcezza e sguardi modesti che nella musica mancano spesso, sopra e sotto il palco. Un’esibizione autentica, di cui le lacrime sembrano essere le più degne compagne.