DUM DUM GIRLS: la new wave sulle spiagge della California

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DUM DUM GIRLS at FISH’N’CHIPS LIVE EXPERIENCE

Line up: 

Dee Dee – voce e chitarra

Jules – chitarra

Malia – basso

Sandy – batteria

Quando: 1 Aprile 2012

Dove: Traffic Club, Roma

Foto: Luca Gandolfi

Per maggiori info:

Dum Dum Girls | MySpace

Dum Dum Girls | Facebook

Dum Dum Girls | Sub Pop Records

Dum Dum Girls | Pitchfork

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<<Superi la Togliatti e poi prosegui dritto, c’è un pezzo di nulla cosmico, vai ancora dritto, sulla destra ci sono delle luminarie e poi dovresti scorgere l’insegna del Traffic>>. Le persone al botteghino scoppiano a ridere, udendo questa conversazione telefonica. Effettivamente l’atmosfera è molto underground: più che a Roma, sembra di essere in qualche ex-stabilimento industriale di Berlino est, se non fosse per l’enorme scritta BAR GELATERIA che troneggia accanto al locale. Varcando la soglia d’ingresso, si sentono le prime note, sfumate e sabbiose, di You Trip Me Up e il pavimento del Traffic si trasforma in una spiaggia soleggiata e luccicante: poco importa se ci troviamo sulle coste scozzesi dei Jesus and Mary Chain o quelle californiane delle Dum Dum Girls, che stanno per esibirsi.

Quando la band sale sul palco, il pubblico, ancora immerso nelle melodie indiepop e shoegaze dei ragazzi del Fish’n’Chips, lascia di botto ciondolare le cannucce nei drink, cercando di discernere il sogno dalla realtà: Dee Dee e compagne emanano fascino e carisma da ogni centimetro di pelle astutamente scoperta. Calze velate dai ricami ipnotici, gonne cortissime – o inesistenti come nel caso di Jules, labbra rosso fuoco, tatuaggi e occhi truccati di nero: sarà il contenuto dello show bello quanto la sua confezione? La risposta è decisamente positiva. Il pezzo d’apertura, He Gets Me High, scalda subito l’atmosfera: le quattro ragazze di Los Angeles ci fanno capire quanto si sentano strette nell’etichetta dream pop e sul palco accentuano il loro lato più punk e aggressivo. Dee Dee fissa continuamente il pubblico, che ci mette un po’ a riprendersi dallo shock e a reagire, ballando al ritmo di chitarre a tratti surf come in Catholicked, a tratti new wave, come inBedroom Eyes, che potrebbe essere una cover di una canzone dei Cure – non a caso, la rivista Pitchfork ha pubblicato un video di Dee Dee che canticchia Lovesong in ascensore!

E’ impossibile non pensare agli anni ’80 anche durante altre canzoni più lente come Rest of Our Lives: le Dum Dum Girls sembrano incarnare il lato dark della spiaggia, ascoltandole viene voglia di infilarsi gli occhiali da sole, ma anche di allacciarsi stretti gli anfibi. Un’attitudine che ricorda i Ramones, in cui militava un altro Dee Dee, dai quali le quattro ragazze californiane hanno forse ereditato anche la passione per la frangetta lunga sugli occhi. Il momento clou del concerto è rappresentato da Bhang Bhang e Jail La La, pezzi su cui è impossibile non ballare, trascinati dal ritmo incalzante della batteria di Sandy, che nonostante sembri una top model su un set fotografico, suona con una grinta incredibile, mentre Dee Dee fa ondeggiare in maniera sensuale i lunghi capelli neri.

Ormai il panorama indie rock pullula di voci femminili: basta pensare a band come i recentissimi Best Coast, o ai più famosi Raveonettes, che condividono con la band californiana manager e produttore (Scott Cohen e Richard Gottehrer). Ma le Dum Dum Girls sono tra i pochi gruppi al femminile ad aver acquistato un’ampia credibilità, testimoniata dal lunghissimo tour che le vede impegnate in Europa e negli Stati Uniti, per promuovere il loro secondo album Only In Dreams (Sub Pop Records).
Finito il concerto queste quattro ragazze affascinanti e inarrivabili scendono dal palco e dal piedistallo immaginario su cui ognuno di noi le ha involontariamente posizionate: chiacchierano con il pubblico, ballano e Malia, la bassista, va a mangiarsi un cornetto al bar. Che dire? Speriamo di rivederle presto per sentirci ancora una volta baciati dal sole della California che ci scalda all’ombra degli anni ’80.

Se sei interessato alle band emergenti dello stesso genere, leggi la recensione sugli HISTORY OF APPLE PIE qui

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Webmaster - Redattore Cinema

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