Premiato come miglior film nella sezione italiana del 31° TFF I Fantasmi di San Berillo è stato proiettato al Cinema Aquila, alla presenza di E. Morabito.
I fantasmi di San Berillo, di E. Morabito, Ita 2013, 74′
Soggetto: Edoardo Morabito; Irma Vecchio
Fotografia: Irma Vecchio
Voice over: Donatella Finocchiaro
Montaggio: Edoardo Morabito
Suono: Riccardo Spagnolo, Daniele Scialò
Mix: Giancarlo Rutigliano
Produzione: Lemur Films
con il sostegno di: Sicilia Film Commission
«Città diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome. Nascono e muoiono senza mai essersi conosciute; incomunicabili tra loro». La voice over di Donatella Finocchiaro su testi di Goliarda Sapienza e Italo Calvino ci mostra come I Fantasmi di San Berillo non pretenda altro che raccontare questa incomunicabilità basata su un appuntamento geograficamente ben definito, anche se temporalmente impossibile, tra i pochi abitanti superstiti rimasti nel quartiere popolare di Catania e il loro ricordo dei tempi passati.
Dopo l’entrata in vigore della legge Merlin nel 1958 e il contemporaneo sventramento di San Berillo, con la conseguente deportazione di circa 30000 persone in nuovi sobborghi costruiti ad hoc, lo storico quartiere popolare di Catania si trasformò in un vero e proprio “accampamento” di prostitute fino al 2000, anno in cui fu compiuto un nuovo sgombero. Questa sorta di ex suburra catanese è oggi uno spazio eterotopico all’interno del quale le poche prostitute rimaste e alcuni ex abitanti si riconnettono con un passato idealizzato e dai tratti quasi aurei rispetto al miserabile presente. Le loro storie drammatiche tuttavia non negano alcuni rari lampi di ironia su fatti accaduti.
La loro solitudine contrasta con la vitalità esposta nelle immagini di repertorio – che giungono fino agli anni 2000 –, alcune immagini pornografiche decisamente vintage e piccoli frammenti de Il Bell’Antonio. Il conflitto con il San Berillo predistruzione viene inoltre evidenziato abilmente da Edoardo Morabito mediante un’analogia immaginifica spaziale e tematica tra lo ieri e l’oggi.
«La dolcezza della memoria e il sapore dei ricordi» si scontrano con la latitanza di quella lussuria fantasmatica e rimembrata che oramai porta con sé l’assenza di quell’odore acidulo di urina di cui Orazio ricorda ancora il fetido quanto familiare odore. Ci troviamo così di fronte a un circolo vizioso attestato nel film dalle parole di Italo Calvino che lo inaugurano e lo concludono: «Non esistono città felici e città infelici, ma città che continuano, attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e città in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati». Da San Berillo non si sfugge. Nomadi nella rammemorazione del bagliore passato, sedentari nell’imperturbabile fluire del presente, si sopravvive come le lucciole.