SCATOLE
sceneggiatura e regia di Fauno Lami, Gianpaolo Marcucci
con Fauno Lami, Gianpaolo Marcucci, Maria Sofia Cori, Simone Fraschetti, Carlo Di Clemente, Marco Canestrari
dal 29 maggio al 3 giugno 2012
Teatro dell’Orologio – Roma
La tensione continua alla sicurezza, alla stabilità, all’affermazione di sé, alla normalità fa parte dell’uomo. Ci si costruisce la vita nella ricerca costante dell’accettazione degli altri, attraverso regole precise che, d’istinto, si impara a rispettare e far rispettare. Ma cosa succederebbe se, un giorno, scoprissimo i limiti di questo piccolo stagno, se avvertissimo le infinite possibilità che ci sono al di fuori dei confini che, inconsapevolmente, ci siamo dati tutta la vita?
È quello che succede ad Italo, nome certamente non scelto a caso, in Scatole, lo spettacolo di Fauno Lami e Gianpaolo Marcucci.
Italo è, da sempre, un uomo impegnato in tutte le cose che si devono fare. Partecipa alla vita politica del proprio paese con il proprio voto e seguendo i dibattiti perché gli hanno insegnato che è giusto, che la partecipazione è il diritto-dovere con cui i cittadini esprimono il loro punto di vista e determinano, insieme, l’indirizzo della vita associata. Va al lavoro e si gode il riposo nel weekend. Si muove bene, e di corsa, in una società frenetica dove si è ritagliato un posto rispettabile che gli ha sempre garantito tutto, come una madre, e che lo fa sentire integrato e mai solo.
Un giorno, però, Italo scopre di vivere in una scatola. Un guscio che protegge ma anche, e forse soprattutto, una gabbia. Italo comincia ad osservare e ad osservarsi e tutto il meccanismo, perfettamente oliato fino ad allora, si inceppa. Il venir meno del conforto di un’esistenza pianificata e funzionante è un punto di svolta. Ma non è detto che il conflitto si risolva, che la scatola, una volta percepita, possa aprirsi.
Scatole è un’indagine, una riflessione, sui margini reali che ha la libertà nella vita dell’uomo, sull’effettiva possibilità di operare scelte consapevoli quando ci si muove compressi, se non addirittura schiacciati, all’interno di uno spazio non delimitato da noi e che, quindi, può rivelarsi ristretto. Lo spettacolo si focalizza soprattutto su una domanda: se alzassimo lo sguardo al di sopra della nostra scatola, potremmo davvero scegliere cosa fare?