Al Teatro Sannazzaro di Napoli, è andato in scena per l’ E45 Napoli Fringe Festival il 3° Quadro del Trittico dello Spaesamento, L’Uomo senza contenuto. L’ infanzia di un capo, della regista e drammaturga Roberta Nicolai. Dopo Profanazioni e Nudità, si conclude la Trilogia dello Spaesamento: lavoro intenso e corposo che indaga su più livelli la crisi dell’uomo moderno.
L’UOMO SENZA CONTENUTO. Trittico dello Spaesamento (3° Quadro L’infanzia di un capo)
Ideazione, drammaturgia e regia: Roberta Nicolai Interpreti: Michele Baronio, Rosa Palasciano, Valerio Peroni, Enea Tomei, Arianna Veronesi Costumi e scene: Andrea Grassi Assistente alla regia: Marco Di Nardo Co-produzione: Fondazione Campania dei Festival – E45 Napoli Fringe Festival, Triangolo Scaleno Teatro/ Teatri di Vetro, Kollatino Underground Dove: E45 Napoli Fringe Festival – Teatro Sannazzaro, Napoli Quando: dal 19 al 20 Giugno 2013“Noi siamo come quel gruppo di viaggiatori ferroviari che hanno subito un sinistro in un tunnel. Esattamente in un punto da cui non si vede più la luce dell’ingresso, quanto a quella dell’uscita, è così flebile che lo sguardo continuamente la perde. Che cosa devo fare? Oppure perché devo farlo? Non sono domande che si rivolgono là dentro.” La regista e drammaturga Roberta Nicolai utilizza queste parole di Franz Kafka, per l’introduzione ai lettori della sua ultima opera, L’uomo senza contenuto. Trittico dello spaesamento. 3° quadro L’infanzia di un capo. L’occhio della regista si muove tra le pieghe narrative di due interlocutori d’eccellenza come il filosofo Giorgio Agamben e Jean Paul Sartre, per guardare con coraggioso realismo cosa resta dell’uomo moderno.
Scenografia essenziale ed attori che con rarissima generosità sono pronti a sacrificare il loro essere attori, per donarsi completamente al senso profondo dell’opera: divenire astratti, pura forma, senza contenuto. Tutti giocano ad essere la stessa persona, Lucien.
Si lanciano verso l’insondabile equilibrio della finzione iperrealistica rappresentata dal teatro, aprendo uno squarcio nel nostro tempo, che non trova spazio: viene a mancare la terra sotto ai piedi, ci si sente strangolare ed impotenti si osserva l’inesorabile declino. Dall’opera non ci si salva, non ci si redime, si vive e si muore: questo è il potere del teatro.
La Nicolai dirige tracciando sentieri che conducono alla magia della vita, rincorrendo bagliori di luce. La verità del suo teatro sfuma nell’aria, si gioca a vivere, si gioca ad essere. Del nostro nuovo Medioevo, lo spettacolo aiuta a riconoscere: tic, paure, torsioni narcisistiche, che conducono al collasso, e le voragini della solitudine, da cui non c’è redenzione.
Probabilmente l’unica soluzione è quella tracciata dalla regista: tornare a quel fantastico modo di osservare e vivere la vita che ognuno di noi aveva quando eravamo bambini. Dove tutto era un gioco, e forse, più vero della realtà.