Artista: Eddie Peake
Titolo: A Historical Masturbators
Luogo: Galleria Lorcan O’Neill, Vicolo dei Catinari 3
Quando: 24 gennaio – 4 aprile 2015
Apre alla Galleria Lorcan O’Neill la personale del giovane artista londinese Eddie Peake, dal titolo A Historical Masturbators. Stesi in mezzo alla sala, due manichini bianchi tengono fra le mani il proprio pene eretto e sovradimensionato, ricordando quanto il nome della mostra sia tutt’altro che casuale.
In queste sculture la masturbazione – una delle costanti della ricerca del giovane artista inglese – è resa in tutta la sua violenta concretezza attraverso una rappresentazione incredibilmente fredda e asettica. D’altronde se questo genere di sessualità sembra escludere l’amore nella sua accezione più pura e idealizzata, certamente non rappresenta nemmeno una carnalità primordiale e animalesca.
Priva di qualunque retorica sulla bulimia pornografica contemporanea ma collegata al benessere e al disincanto della gioventù degli anni ’90, la masturbazione di Peake allude ad un sessualità oziosa e privata che, come ogni moderno leisure, non è in grado di appagare il desiderio una volta per tutte, ma è destinata a reiterarlo incessantemente e senza successo. Infatti, nonostante i turgidissimi peni bianchi siano sorretti con implacabile tenacia, il momento a cui i manichini sembrano alludere è quello post-coitale, in cui l’insoddisfazione per il mancato orgasmo prova ad essere colmato attraverso un universo di fantasmi sorridenti, familiari e allo stesso tempo sinistri – grandi orsi trasparenti gialli e blu, volti stilizzati realizzati con linee spezzate e colori acidi, figure appiattite e ondulate la cui testa è una scatola in plexiglass ricolma di oggetti del passato. Tuttavia non sono questi frammenti di memoria a rendere la masturbazione un atto «storico», quanto piuttosto il fatto che essa sia interamente calata in un tempo cronologico e omogeneo in cui non esiste discontinuità ma solo la riproduzione di un desiderio continuamente appagabile ma mai veramente appagato.
La mostra è arricchita da un’installazione nella cantina, in cui si è invitati a scendere attratti da un rumore sordo e dal buio più assoluto. Una volta che – con estrema fatica e con una certa angoscia – si è scesi la ripida scala e gli occhi si sono abituati all’oscurità, si scopre che nel vasto ambiente c’è solo il manichino bianco di un bimbo che guarda un filmato pornografico e intimo, famigliare ed eccitante. Il fatto che l’attrice del film sia la stessa compagna di Peake è la più evidente conferma non solo che il bimbo sia lo stesso artista che dopo qualche anno si troverà disteso a masturbarsi, ma soprattutto che non possa esistere alcuna arché né alcun telos per questo genere di sessualità, fatto di un insieme infinito di episodi omogenei e parziali.
Dopo questo viaggio nei profondi dell’historical masturbators, nessuna risposta rasserena l’esperienza del visitatore, ma solo una maggior domesticità con il luogo e con la condizione stessa della masturbazione: nel buio più totale, gli occhi iniziano ad abituarsi e la via del ritorno sarà un po’ più facile.