Dal 22 gennaio al 10 febbraio 2013 in concomitanza alla giornata della memoria, al Teatro Millelire uno spettacolo per tener vivo il ricordo di chi ha visto l’inimmaginabile. Perché a volte le vittime sono anche i sopravvissuti.
Ella’s secret
Scritto e diretto da: Herris Freedman
Con: Lydia Biondi e Michela Farinetti
Traduzione: Lydia Biondi
Assistente alla regia: Giovanni Morassutti e Teresa Pascale
Disegno luci: Dario Aggioli
Dal 22 gennaio al 10 febbraio 2013 – Teatro Millelire, Roma
Sono passati oltre 70 anni, ma fiumi di pagine per sbattere in faccia il dolore della Shoa ancora non sono state abbastanza. E non lo saranno mai. Per ricordare i morti, ma anche i sopravvissuti, portatori di memoria di un qualcosa di inimmaginabile e inspiegabile. Il forte testo di Harris Freedeman “Ella’s secret”, ci vuole fornire ancora un’altra variante di quelle pagine dolorose e ciniche, più contorta e quasi beffarda dello sterminio di milioni di ebrei, ovvero il fascino enigmatico di chi ha incarnato il male. Quell’attrazione diabolica e abbagliante che ti rende succube e amante, che ti annienta anima e corpo. Ma che non ti si leva più dalla pelle.
Anni 80: una donna tedesca elegante e altera fa visita a una donna sua coetanea il cui sguardo triste e la sua figura ricurva la rendono ancora più anziana. Lei è Ella, di origine ebraica, fuggita appena quindicenne dalla Germania nazista dopo aver perso l’intera famiglia durante la Notte dei Cristalli del 1938 . Ella ha fatto di tutto per lasciarsi alle spalle quel passato, sposandosi con Peter, un inglese, con il quale vive nella tranquillità della campagna londinese; ma quella domenica mattina il passato decide di tornare, rumoroso e assordante nelle vesti austere e indagatori di quella donna. Helga è lì di fronte a lei e tutto quanto ha cercato di archiviare, incombe ancora una volta. Aprendole una ferita solo apparentemente emarginata. Quel fantasma ha un nome: Erik, giovane e aitante nazista che aiutò Ella a fuggire dall’orrore. Ma perché l’ha fatto? Cosa c’era fra i due? E soprattutto, di quel rapporto è rimasto qualcosa? E cosa? Giunta a Londra con un pretesto, Helga, attuale moglie dell’ex SS, vuole sapere, conoscere, scardinare, scomporre. A nulla valgono le parole di Ella, il cui comportamento agitato nega e sovverte quello che la bocca afferma. Percepisce la gelosia della visitatrice nei suoi confronti per quella forte quanto impossibile passione che sconvolse la giovane ebrea, nega, ma qualcosa non quadra: le sue mani, i suoi occhi dicono altro e aprono un’altra storia. Una storia fatta di erotismo, di gusto del proibito, di attrazione verso il pericolo e quindi ancora più erotico e malefico. Una storia che ha lasciato un’impronta, un’orma, o forse, più semplicemente, un figlio.
Il peccato, il male, il senso di responsabilità mai sfociato in redenzione, l’impossibilità di annullare, cambiando vita, gli effetti e le conseguenze sortiti da una tragedia come quella del Nazismo. Sono tanti e tutti interessanti quanto toccanti gli elementi proposti dall’incalzante testo di Freedman, a cui fanno da corollario le splendide interpretazioni delle protagoniste, brave a calarsi, quasi in una sorta di catarsi, in due donne diverse ma tanto simili nella condivisione di quel senso di colpa che ha pervaso le loro vite: l’amore disperato verso un assassino.