E=MC2 Elettronica=Mondo Classico 2

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Articolo di: Elisabetta Viola

Il quinto appuntamento per il progetto W.I.P., intitolato E=MC2 ELETTRONICA=MONDO CLASSICO 2, ha avuto come tema il mondo della musica elettronica di Simone Pappalardo. L’incontro si è tenuto nella giornata del 5 aprile 2013 presso la Libreria Assaggi.

Artista generatore: Simone Pappalardo

Teorici: Giorgio Nottoli, Paolo Rotili

Modera: Francesco Bianco

Introduce: Enea Tomei

@ Libreria Assaggi, Via degli Etruschi 4, Roma

Venerdì 5 aprile 2013

A sessant’anni dalla sua nascita l’elettroacustica oggi ha raggiunto una vasta diffusione. Singolare e interessante è il lavoro di Simone Pappalardo, uno dei compositori più eclettici e completi della scena artistica contemporanea. All’incontro sono intervenuti Francesco Bianco, redattore di musica di Pensieri di Cartapesta nel ruolo di moderatore, Giorgio Nottoli, docente di musica elettronica presso il Conservatorio Santa Cecilia e Paolo Rotili, musicista.

Simone Pappalardo ci mostra subito i suoi parametri compositivi di riferimento: lo spazio, definito in termini di “spazializzazione” ovvero di ridefinizione percettiva dell’ambiente acustico, e il timbro ovvero la composizione come esplorazione di uno strumento. In Room 3327 Pappalardo dà vita ad un ambiente acustico particolare che viene percepito dallo spettatore nel momento in cui indossa le cuffie. I vari oggetti che si ritrovano all’interno dello spazio, stimolati dagli utenti in movimento, traducono in suono le memorie che essi stessi hanno conservato in sé nel tempo. E a proposito di creazione di un proprio ambiente, con un interessante intervento, la psicoterapeuta Stefania Ventura ci spiega come l’uomo inconsciamente tenda a strutturare dei microspazi invisibili estremamente petremtrrcepiti, mediante i quali stabilisce diverse forme di contatto con altre persone. Questi microspazi sono definibili in quattro tipologie di distanze: intima, personale, sociale e pubblica.

All’interno del suo lavoro, Pappalardo ha dato vita a nuovi strumenti e ha apportato delle modifiche a quelli di tipo classico come violini e chitarre. L’iter creativo da cui nascono le sue installazioni e le sue composizioni si compone essenzialmente di tre fasi: la progettazione e la costruzione dello strumento, l’esplorazione del materiale e la composizione. Suo primo obiettivo è svincolare quest’ultima dalla dimensione temporale per legarla allo spazio; in seguito mira ad aiutare il fruitore a relazionarsi con l’ambiente acustico.

Durante l’incontro, nel mostrarci l’opera Come affogare Pinocchio (2007), composizione in cui converge l’uso di strumenti auto costruiti e di strumenti modificati, l’artista ci fa notare quei timbri che ricordano il processo di costruzione.

Si può affermare che, in completa sintonia con quello che è il metodo dell’arte contemporanea, ciò che acquisisce valore artistico è prima di tutto il processo e poi l’opera stessa, all’interno della quale il fruitore viene completamente immerso. E dal lavoro di Simone Pappalardo viene fuori «una musica che ha una forma nello spazio e che è contenuta dallo spazio» (Giorgio Nottoli) e che implica un coinvolgimento sensoriale all’interno delle sue opere, in grado di far vivere al fruitore un’esperienza assolutamente inedita.

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Redazione

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