regia Emma Dante
con Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri, Alessandra Fazzino, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia Verginelli e con Daniela Macaluso e Gabriele Gugliara
elementi scenici Emma Dante
luci Cristian Zucaro
13 ottobre, Teatro Argentina, Roma
E’ in scena dal 13 al 22 ottobre al Teatro Argentina, Bestie di Scena, spettacolo che squadra l’attitudine basilare dell’essere umano attore da ogni angolatura – in senso letterale -.
Queste angolature sono visive ancora prima che concettuali e ad essere squadrati come bestie in una gabbia sono i corpi degli attori, che mostrano nella loro febbrile dinamica tutte le sfumature della nudità del corpo.
La scatola nera e vuota, il palco del teatro Argentina, raccoglie e trattiene gli attori che fin dall’inizio si spogliano dei loro indumenti. Non c’è psicologia, gli attori non parlano, si muovono a sciami e a tratti si staccano dal gruppo per dei soli di movimento che mostrano le loro bravure sulla scena. Si succedono lo spadaccino, la ballerina carillon, la bambola meccanica, il ginnasta, l’uomo scimmia e così via. Sul palco scendono regolarmente, ma del tutto inaspettati per i poveri corpi, oggetti che vanno a minare la stabilità degli attori. Vengono lanciati petardi, noccioline, acqua forse saponata su cui i corpi scivolano goffamente come bestie, teli per trovare un momentaneo nascondiglio, una tanica d’acqua legata a una catena alla quale si abbeverano tutti.
Ciò che appare è un circo – elegantemente evocato verso la fine dello spettacolo con semplici manici di scopa che ne tracciano la circonferenza – o un laboratorio per cavie da cui risulta l’anima masochista dell’attore. L’attore: quell’essere che è pronto a tutto, che ama denudarsi, mostrarsi, dimenarsi anche nelle condizioni più misere; che quando gli vengono ridati i vestiti alla fine di tutte queste prove sfinenti, li rifiuta e rimane in piedi nudo e in silenzio. Una critica alla condizione dell’attore? Forse, ma sembra più una presa d’atto di qualcosa che parla della natura di questo particolare essere umano che ama stare in scena. Il tutto ben confezionato come Emma Dante sa fare. Con i soli corpi, le luci e pochi oggetti elementari,è capace di ricreare immagini che a tratti ricordano le favolose visioni del pittore fiammingo Bosch.