Gomorra, 137′, 2008 Ita
Regia Matteo Garrone
Soggetto Roberto Saviano
Fotografia Marco Onorato
Montaggio Marco Spoletini
Produzione Fandango
Interpreti Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Salvatore Cantalupo
Realismo: questa l’espressione adatta se vogliamo racchiudere in una parola l’essenza di Gomorra. La trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Roberto Saviano è così intrisa di verità che quasi ci si dimentica di essere davanti allo schermo. I personaggi e le storie descritti, seppure ispirati a eventi reali, scaturiscono dalla penna di uno scrittore e dal copione di un film. Ciò nonostante, il racconto scarno e la scelta di girare scene tanto semplici da sembrare quelle di un documentario eliminano quasi totalmente la distanza tra spettatori e attori, come accade spesso a teatro
Non c’è niente che stoni in Gomorra, tutto appare coerente e in sintonia con l’ambiente che viene raccontato. I luoghi scelti per girare corrispondono a quelli descritti nella storia e anche gli attori vengono da una realtà non molto lontana da quella che mettono in scena.
È un’opera di coraggio e di denuncia, che cerca di gridare al mondo una verità che spesso non si è capaci di ascoltare. Saviano e Garrone vogliono dire, soprattutto alle nuove generazioni, che la camorra non è stata sconfitta, ma ha solo cambiato forma. Forse non è più l’epoca delle grandi stragi, degli attentati clamorosi e dei boss intoccabili, ma le organizzazioni criminali godono ancora di buona salute, non hanno cessato di fare i loro morti e si macchiano oggi di colpe altrettanto tremende, come lo smaltimento illecito di rifiuti tossici, che può essere perfino più letale delle pallottole.
Le diverse vite narrate in Gomorra non si incrociano mai, ma hanno un unico denominatore comune: l’illegalità. Quella descritta è una città in cui è quasi impossibile non essere toccati, in qualche modo, dal crimine. La camorra è radicata nel terreno come l’albero da cui vengono raccolte le pesche contaminate dai rifiuti tossici. L’ingiustizia, saldamente piantata ormai da troppi anni, nuoce soprattutto a quei ragazzi che non hanno conosciuto nient’altro da quando sono al mondo.
Il messaggio del film esplode come una bomba nella coscienza di quello spettatore fintamente sordo e cieco, abituato a girarsi dall’altra parte se il problema non è in casa sua ma in quella del vicino. Senza alcuna forma di sentimentalismo Matteo Garrone centra l’obiettivo. Via i fronzoli, via gli attori più noti – eccezione fatta per la grande interpretazione di Toni Servillo – e via tutto il superfluo. Soltanto una telecamera e uno dei volti di Napoli.