The Royal Tenenbaums, USA 2001,
Durata 109′,
Regia Wes Anderson,
Sceneggiatura Wes Anderson, Owen Wilson,
Montaggio Daniel Padgett, Dylan Tichenor,
Fotografia Robert Yeoman,
Scenografia David Wasco,
Musiche Mark Mothersbaugh,
Produttore Wes Anderson,
Interpreti Gene Hackman (Royal Tenenbaum), Anjelica Huston (Etheline Tenenbaum), Gwyneth Paltrow (Margot Tenenbaum), Ben Stiller (Chas Tenenbaum), Luke Wilson (Richie Tenenbaum), Owen Wilson (Eli Cash), Bill Murray (Raleigh St. Clair), Danny Glover (Henry Sherman), Alec Baldwin (narratore).
Poetici, disadattati, adorabili, eccentrici, nevrotici, stravaganti: sono solo alcuni degli aggettivi che si potrebbero utilizzare per i componenti della famiglia Tenenbaum. Royal – Gene Hackman – ormai vecchio, solo e al verde, è disposto a qualunque cosa pur di tornare a far parte della famiglia; vuole riconquistare la moglie Etheline – Anjelica Huston – (che sta per risposarsi) dalla quale è separato da anni, e farsi mantenere dai tre figli – ex enfants prodige più o meno falliti – Chas, Margot e Richie. Ognuno di loro è profondamente segnato da una psicosi che li rende apatici, ipocondriaci, fuggevoli: Chas – Ben Stiller – è un genio finanziario con diverse fobie e manie che condizionano rigidamente la sua vita e quella dei suoi due figli, orfani di madre; Margot – Gwyneth Paltrow, figlia adottiva nonché precocissima drammaturga, è depressa e infelice, con un passato bohémien colmo di segreti; Richie – Luke Wilson – è un ex campione di tennis, consumato da un amore impossibile e inconfessato, e morbosamente legato alla sorella e al migliore amico Eli – Owen Wilson.
Wes Anderson – che sarà in gara al Festival di Cannes con il film Moonrise Kingdom – ha la singolare capacità di costruire personaggi inetti dei quali è impossibile non innamorarsi perdutamente; essi non rispecchiano una realtà riscontrabile quotidianamente, ma piuttosto una versione affascinante ed elaborata dei difetti più comuni, delle immaturità che nutrono uno spiccato senso di inadeguatezza, e delle lievi psicopatologie che affettano i rapporti interpersonali.
I personaggi sono fortemente caratterizzati dalle loro abitudini, dagli abiti che indossano e dagli ambienti che abitano: la casa dei Tenenbaum – principale scenario delle astruse vicende e dinamiche di famiglia che si sviluppano nell’arco del film – è composta da stanze ben dettagliate, piene di libri, trofei e oggetti che descrivono esaurientemente le personalità dei proprietari. Le scene sono spesso riprese in soggettiva – così che l’identificazione sia completa – e la composizione di ogni inquadratura non manca di curare le sfumature più recondite. I Tenenbaum sono spesso ritratti in atteggiamenti descrittivi e particolareggiati, quasi in posa, nell’attesa che qualcuno scatti la fotografia che possa meglio rappresentarli.
Un ruolo fondamentale è certamente giocato dalla colonna sonora, che annovera diversi brani di grandi artisti come Bob Dylan, Nico, John Lennon, The Clash, Ramones, Paul Simon, Nick Drake, The Velvet Underground e altri. Gli attori sono ineccepibili e perfettamente calati nei loro ruoli inusuali. Ed è mescolando un’ironica amarezza e una struggente malinconia che Anderson realizza un catalogo umano di teneri introversi, ipersensibili o schizoidi, attraverso i quali possiamo indulgere alle nostre carenze e sui nostri fallimenti, lasciandoci trasportare in un mondo agrodolce e originale.