Gruppo: Enzo Pietropaoli Quartet
Line Up:
Enzo Pietropaoli – Contrabbasso
Fulvio Sigurtà – Tromba
Julian Mazzariello – Pianoforte
Alessandro Paternesi – Batteria
Dove: Casa del Jazz, Roma
Quando: lunedì 30 luglio 2012
Info:
Sito ufficiale Enzo Pietropaoli
Ascolta Pour que l’amour me quitte
Ascolta Enzo Pietropaoli Quartet live
Non è mai troppo tardi per diventare leader di una band. Enzo Pietropaoli lo sa bene e, dopo oltre tre decenni di onorata carriera alle corde del suo contrabbasso, fonda un gruppo jazz e gli dà il suo nome, con gli onori e gli oneri del caso. La formazione, che ha caratterizzato maggiormente la carriera dell’artista, è il trio (con il Trio di Roma e i Doctor 3, entrambe tra le formazioni più acclamate del jazz nostrano). La nuova formazione, invece, è una delle più classiche del genere: il quartetto. Al suo fianco in questa nuova avventura troviamo tre giovani talentuosi: Fulvio Sigurtà alla tromba, Julian Mazzariello al piano e Alessandro Paternesi alla batteria.
Si parla di avventura, e non per caso: una breve tournée in India ha dato i natali a questo gruppo. L’esperienza è stata così significativa da far sì che il primo lavoro dell’Enzo Pietropaoli Quartet sia stato intitolato Yatra (Via Veneto Jazz & JandoMusic, 2011), che in lingua sanscrita significa viaggio o, meglio ancora, pellegrinaggio.
Il luogo che ospita la band e i circa trecento spettatori è la Casa del Jazz, che, per il periodo estivo, offre la possibilità di suonare en plein air, nello splendido parco di Villa Osio.
Il jazz non è certo un genere musicale di facile ascolto ma il pubblico mostra grande affetto a Pietropaoli e forte interesse verso questo nuovo progetto. Il quartetto apre con un inedito, In praise of B, e prosegue con Onda minore, uno dei brani più interessanti del disco di esordio: il pubblico ricopre di applausi gli assoli alla tromba di Sigurtà. Quello che emerge immediatamente è la perfetta qualità del suono: il volume è adeguato ed equilibrato per ogni strumento, e questo non è un fattore da poco, visto che problemi di questo tipo possono condizionare negativamente l’andamento di un concerto. Per fortuna non è questo il caso.
Al termine del secondo pezzo, Pietropaoli presenta il gruppo e dà qualche dettaglio sulla struttura dell’ultimo brano eseguito, perché «potevo dire altro» ma «ogni tanto è bello parlare di cose tecniche». Strappa qualche sorriso e un applauso di approvazione. Segue un altro brano di Yatra, Il mare di fronte, dal ritmo lento ma caratterizzato da netti cambi di ritmo durante le improvvisazioni dei singoli.
La musica di Pietropaoli è semplice, segue le linee guida del genere ma riesce ad assorbire le nuove esperienze del compositore, a rispondere agli stimoli provenienti da diverse culture e da altri generi musicali, a soddisfare la curiosità dell’ascoltatore. E poiché la cultura musicale dell’artista, come dichiarato in una recente intervista, affonda le sue radici tanto nella musica classica quanto in quella leggera, non è raro ascoltare a un concerto di Pietropaoli delle cover in chiave jazzistica di brani rock e pop. In questa serata la prima rivisitazione, che esalta le doti tecniche di Mazzariello al piano, è Tonight di Iggy Pop, che Pietropaoli ironicamente definisce un debosciato, «e qualcuno potrebbe dire: ma come fanno i jazzisti a suonare i pezzi di un debosciato?». Tra il pubblico probabilmente non tutti conoscono il personaggio, gli altri ridono di gusto, e non è da escludere che lo stesso Iggy Pop possa apprezzare una definizione del genere, per quanto scherzosa. La seconda cover, Pour que l’amour me quitte della giovane cantante francese Camille, fa calare sui presenti un’atmosfera dolce e intensa, quasi magica. Pietropaoli nelle sue composizioni dà grande valore alle pause, sia come elemento ritmico che come fattore espressivo, cosciente che a volte il silenzio può essere molto più significativo di un qualsiasi suono. L’importanza che riveste in questo nuovo progetto la contaminazione dei generi rende l’Enzo Pietropaoli Quartet una band ideale da ascoltare, anche per chi voglia avvicinarsi per la prima volta al variegato e talvolta imprevedibile mondo del jazz.