Festival Equilibrio 2016 |Irene Russolillo|Cuenca/Lauro

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© Marta Comesaña

© Marta Comesaña

The speech
creazione Lisi Estaras e Irene Russolillo
interpretazione Irene Russolillo
progetto audio Spartaco Cortesi
disegno luci Valeria Foti
produzione Fondazione Musica per Roma “Vincitore del Premio Speciale per l’interprete Equilibrio – Roma 2014”, ALDES col supporto di MIBACT, Direz. Generale per lo spettacolo dal vivo – regione Toscana, Sistema Regionale dello Spettacolo
collaborazioni les ballets C de la B/studio – Gent, MonkeyMind vzw, Santarcangelo dei Teatri
 
(zero)
direzione Elisabetta Lauro
di/con Elisabetta Lauro e César Augusto Cuenca Torres
assistenza alla creazione Gennaro Lauro
musiche Biosphere, Colleen, Polmo Polpo
costumi Elisabetta Lauro
luci Elisabetta Lauro, Gaetano Corriere
produzione Fondazione Musica per Roma, Cuenca/Lauro
co-produzione Associazione Sosta Palmizi, Associazione Invito alla Danza Barletta, Festival Oriente Occidente
progetto realizzato con il supporto di Gruppo Danza Forlimpopoli A.S.D., Abruzzo Circuito Spettacolo, Permutazioni/Zerogrammi
 
 
10 febbraio 2016, Equilibrio – Festival della Nuova Danza, Auditorium Parco della Musica, Roma

 

Nell’accogliente cornice del Teatro Studio presso gli spazi dell’Auditorium Parco della Musica sono approdati due lavori che sono il risultato del consolidamento di quel germe creativo che li ha resi vincitori nelle scorse edizioni del Premio Equilibrio – uno nel 2014, nella categoria di miglior interprete, premio che permette all’interprete selezionato di scegliere un coreografo internazionale con cui lavorare alla creazione di un nuovo progetto performativo, e l’altro lo scorso anno, progetto vincitore del Premio Equilibrio in ex aequo con Piergiorgio Milano.

Il primo lavoro presentato, The Speech, è il risultato dell’incontro lavorativo fra la performer Irene Russolillo e Lisi Estaras, coreografa de les ballets C de la B scelta dalla stessa Russolillo fra un ventaglio di nomi di artisti internazionali. Pièce creata per e con la stessa interprete, The Speech è un solo scritto per uncorpo che dialoga con se stesso. Volendoci addentrare nella vischiosa materia drammaturgica, riflette alcune dinamiche di relazione con l’io, colte nel momento solitario in cui ci si immagina in relazione con l’esterno e l’altro. Come comportarsi, come piacere, cosa dire, cosa raccontare di sé,” se voi poteste immaginare cosa penso in questo istante”. Il turbinio di pensieri è verbale e nella forma cantata, è nel movimento accennato e in quello più elaborato è nella ripetizione costante e in crescendo, goffa e stramba o posata ed audace, che si spegne e si riaccende, bruciandosi ed affievolendosi per poi ripartire scattosa e frammentata; è nel tappeto sonoro quasi impercettibile, che si ripete a loop e che ricorda il suono che esce dalle cuffie di qualcuno che si incontra sul vagone della metropolitana, perso nei meandri della sua mente, che canticchia fra sé e sé un motivo Pop banale ma orecchiabile. La danza della Russolillo è autoironica e divertente, la sua espressività esplode nel contrasto e coglie il tempo comico. Quella figura – che racconta un po’ sé quasi scusandosi della sua singolarità ma strizzando l’occhio alle singolarità di tutti – raccoglie lo sguardo degli spettatori, in un gioco che fa rimbalzare energia fra lo spazio scenico e la platea.

Tutt’altra atmosfera crea il secondo pezzo, (zero), progetto ideato da Elisabetta Lauro, interprete assieme a César Augusto Cuenca Torres. L’intima energia dei due si trasforma in un turbinio che rende (zero) magnetico ed ipnotico: è un’intima battaglia a due voci, nel quale si è contemporaneamente alleati e nemici. Il sostenersi vicendevolmente e il cercarsi, il trovare stupore nel sentirsi sradicati ed esposti, fragili nelle cadute ma disponibili a riconquistare la verticalità, il cercare la lontananza provando il senso di vuoto e mancanza, il desiderio di esplorare l’oltre, ciò che non si conosce e che attrae: questo quello che passa attraverso la pelle, le viscere, il respiro dei due corpi in scena. E il percorso inarrestabile lascia un marchio indelebile sul pavimento bianco, espandendosi e andando a determinare altre reazioni che riverberano come un’eco, aprendo nuovi sentieri appena sfiorati ma seducenti. Come un cerchio si chiude, ma un impercettibile disequilibrio potrebbe farlo ricominciare: l’immagine è quella di due entità che sempre si avvicinano e sempre si respingono, che sempre ritrovano la propria identità passando attraverso la dualità, che continuano a stupirsi in una dinamica di tenera forza. L’impatto emotivo è denso, si trattiene il respiro per la qualità di quell’abbraccio, che spesso è solo uno sfiorarsi di mani oppure il muoversi all’unisono, cercando l’altro nello spazio senza poterlo vedere ma percependolo costantemente. Nel movimento si percepisce la continua trasformazione, capace però di trattenere ciò che è passato: così si ergono due figure che, sapienti del loro vissuto e delle proprie radici, si proiettano verso il destino sconosciuto, allungano i propri rami verso la luce soffusa.

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Autore

Ludovica Avetrani

attrice, danzatrice, curiosa. caporedattrice delle sezioni di teatro e danza. odia le maiuscole.

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