AQUARELA – CANZONI TRA ITALIA E BRASILE III
Serata a cura di Giorgio Monari Con il patrocinio dell’Ambasciata del Brasile in Italia Con Giorgio Monari, Coro dell’Ambasciata del Brasile, Curandero, Massimo Aureli, Estalegal, Nelson Machado, Jota Veloso, Tamanduà, Giò Marinuzzi, Zé Galía 14 luglio 2012 Giardino della Casa Internazionale delle Donne – Roma EstemporaneaFestivalCome si incontrano due terre lontane nello spazio fisico? Trovando un terreno comune che trascenda la fisicità stessa. Per l’Italia e il Brasile, questo territorio condiviso sembra poter essere quello della musica. È partendo da questo semplice assunto che si è svolto alla Casa Internazionale delle Donne la rassegna Aquarela.
L’atmosfera che si respira, fra il pubblico e sul palcoscenico, permette subito agli ascoltatori di viaggiare lontano. Basta chiudere gli occhi, riaprirli, e scoprire Giorgio Monari, conduttore della serata, suonare la sua chitarra e cantare insieme al coro dell’Ambasciata del Brasile: tutti vestiti rigorosamente di bianco, il colore di Bahia e del Candomblé, e che al suo interno contiene tutti i colori. Ed è proprio questo che avviene, nel corso della serata: ogni gruppo, con il suo colore particolare, contribuisce a creare questo bianco luminoso, che unisce le due sensibilità in una musica che, a lungo ascoltare, non ci si può permettere più di assegnare ad una singola provenienza geografica.
Si alternano, sul palcoscenico, gli artisti: comincia Curandero – nome d’arte di Emanuele Caputo -, che con l’apporto del virtuoso Massimo Aureli – che si avvale della chitarra a sette corde – ci trascina di peso nel suo mondo intimo e in questa mescolanza di allegria e sottile malinconia che sempre pervade la musica brasiliana. Seguono gli Estalegal, una formazione italiana che punta il dito nella direzione della contaminazione, sempre presente e gradevole, fra le sonorità caraibiche e il jazz, attraverso un accuratissimo lavoro di tecnica canora che riproduce contemporaneamente linee melodiche e percussive.
Nelson Machado ci mostra con grande eloquenza e sicurezza di esecuzione cosa è possibile creare solo con una chitarra ed una voce: il ritmo travolgente degli accordi, gli effetti coloratissimi ottenuti dalla mano destra non fanno mai rimpiangere l’assenza delle percussioni, e si rimane stupiti ad ascoltare musicista e cantante fusi, miracolosamente, in una persona sola. Sale sul palco l’ospite d’onore della serata, Jota Veloso, che conduce la serata nell’ennesima direzione diversa, recuperando la tradizione del tropicalismo rielaborandola in chiave contemporanea e contaminandola tramite l’uso della chitarra elettrica, in un preludio distorto che ricorda forse il suono del berimbau.
Da Firenze, giunge il gruppo Tamanduà, che sfruttando il timbro vocale particolare delle tre cantanti ricrea le complicate armonie d’oltreoceano in un canto che aspira ad essere a cappella, ma non rinuncia a sonorità di sostegno, come la chitarra e alcune percussioni. Il tutto crea un effetto molto particolare e riuscito, sfociando in una versione sambista di Roma, nun fa’ la stupida, cantata da Giò Marinuzzi in qualità di ospite speciale. Chiude la serata Zé Galía, che in un definitivo impeto di sincretismo trascina sul palco Massimo Aureli, con il quale effettua un duetto veramente vertiginoso di chitarre, e il coro dell’Ambasciata, che di nuovo riporta alla dimensione comunitaria della musica in Brasile.
Da una rassegna come Aquarela, non si può che uscire storditi dalla profondità musicale, raggiunta con mezzi così semplici.