Une nouvelle amie, di François Ozon, Francia 2014, 105′
Produzione: Mandarin Cinéma
Distribuito: Mars Film @ nelle sale cinematografiche dal 19 Marzo
La seduzione per François Ozon non ha davvero misteri. Sotto ogni sua forma e singola espressione, questo meraviglioso autore del cinema contemporaneo francese, riesce a rapire con le sue immagini lo spettatore. Lo fa immergere, con eleganza e disinvoltura, all’interno di un mondo arcano, quasi magico, assolutamente perverso; che siano le conturbanti ed esagerate donne di 8 femmes (2008), le pagine del giovane Claude Garcia (Dans la Maison, 2012) o l’eleganza seducente della “alternativa” Viriginia protagonista dell’ultima fatica Una nuova amica (Une nouvelle amie, 2014), Francois Ozon fa del suo spettatore un perfetto voyeur.
E in questo suo nuovo lavoro, da ritenere un piccolo gioiello nel panorama contemporaneo, Ozon esprime al meglio tutto se stesso, senza risparmiare lo spettatore.
La vicenda, tratta da una novella di Ruth Rendell, ruota intorno a Claire (Anaïs Demoustier) sconvolta dalla morte della migliore amica Laura e al marito di quest’ultima, David (uno straordinario ed incredibile Romain Duris).
Ciò che sembra inizialmente un trauma insuperabile, avvicinerà pericolosamente Claire e David, uniti in un segreto inconfessabile. Un gioco che con lenta seduzione, inizierà a sconvolgere del tutto le loro vite, portando a galla desideri prima d’allora mai esplorati. Una sorta di seme della discordia, quel piccolo ed oscuro demone insito in ogni essere umano, che con l’andare dei giorni darà vita ai suoi frutti velenosi.
Ogni filo della pellicola è assolutamente trattato con cura per una trama ben più complessa e sorprendente. Un viaggio non solo nel seducente mondo femminile, trattato come al solito da Ozon con un’inverosimile maestria senza scivolare mai nello stereotipo, ma una vera e propria scoperta all’interno degli abissi della perversione umana. Rispecchiarsi, anche solo in un dettaglio, è pressoché impossibile.
Ozon e Romain, attraverso il personaggio di David, seguono assolutamente la lezione del cinema spagnolo di Almodóvar, portando sullo schermo il dramma della femminilità repressa e la bellezza di personaggi assolutamente atipici. Impossibile non rivedere nel portamento e nell’espressione del volto di Virginia personaggi come Lola (Todo sobre mi madre, 1999) e Zahara (La mala educatión, 2004).
Privato. Intenso. Intimo. Un piccolo dramma borghese consumato tra ansiti e pizzo. Quel giusto pizzico di ironia che smorza perfettamente i toni più drammatici dell’opera, ma al tempo stesso la perfetta dose di tensione da tenere ben ancorato lo spettatore alla poltroncina rossa.
Il profano ha sempre le sue mille sfaccettature e si nasconde proprio nella più recondita parte umana. Quei desideri inespressi, seppelliti, che all’improvviso raggiungono il loro apice in un impellente bisogno di esplodere. Liberarsi.