FALSTAFF E LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR
di William Shakespeare
traduzione Filippo Ottoni
regia Riccardo Cavallo
con Ugo Pagliai
scene Oreste Baldini
costumi Susanna Proietti
assistenti alla regia Mario Schittzer, Elisa Pavolini, Annalisa Biancofiore, Francesca De Berardis
disegno luci Umile Vainieri
disegno audio Franco Patimo
prodotto da Politeama Srl
interpreti Gerolamo Alchieri, Claudia Balboni, Franca D’Amato, Roberto Della Casa, Nicola D’Eramo, Martino Duane, Daniele Grassetti, Valentina Marziali, Bruno Monico, Stefano Patti, Paila Pavese, Andrea Pirolli, Raffaele Proietti, Alessio Sardelli, Roberto Stocchi, Matteo Bartoli, Elisa Pavolini
dal 19 luglio al 5 agosto 2012
Silvano Toti Globe Theatre – Villa Borghese, Roma
Anche quest’anno, la stagione del Silvano Toti Globe Theatre ci offre la messinscena delle più celebri opere shakespeariane, tra le quali un personaggio come Sir John Falstaff non può che spiccare per esuberanza e cialtroneria. Le allegre comari di Windsor fu elaborata dall’autore nel brevissimo arco di quattordici giorni, per compiacere la regina Elisabetta. Infatti, è opinione diffusa che la sovrana fosse rimasta irrimediabilmente avvinta dal personaggio di Falstaff nell’Enrico IV, al punto di chiedere a Shakespeare di farlo rivivere in una nuova opera.
Risorto dunque per ordine regale, Sir John Falstaff diventa l’intramontabile protagonista di una commedia che sa restituire un autentico spaccato della provincia inglese del tempo. La trama si sviluppa su due filoni: da un lato i grotteschi tentativi di seduzione da parte di Falstaff nei confronti di due dame oneste – le allegre comari -, con il segreto intento di estorcere loro del denaro; dall’altro la vicenda amorosa della signorina Anna Page, innamorata di un giovane squattrinato che non soddisfa i requisiti del marito ideale auspicati dai genitori, i quali vorrebbero darla in sposa a candidati più facoltosi.
Sia l’opera del traduttore Filippo Ottoni, che quella del regista Riccardo Cavallo contribuiscono a restituire l’originaria intenzione dell’autore, ovvero quella di fornire un fedele riflesso della società provinciale inglese. L’atmosfera, così come gli intrighi tra i diversi personaggi, risulta «umida di acqua del Tamigi, ma al contempo odorosa di panni sporchi, di crapula, vino e di quella viziosa e bonaria disonestà tutta boccaccesca», come si legge nelle note di regia. Più che in ogni altra commedia di Shakespeare – autore che ha spesso preferito ambientazioni lontane dall’Inghilterra elisabettiana, sia nel tempo che nello spazio –, il linguaggio estremamente colloquiale conferisce una serie di riferimenti a luoghi e persone che dovevano essere familiari ai londinesi del tempo.
Al fine di ambientare i personaggi all’interno di un’atmosfera che appartiene alla tradizione volgare, molti dei personaggi sono caratterizzati da cadenze o dialetti efficacissimi. Ugo Pagliai si dimostra impeccabile nelle vesti del protagonista ilare e panciuto: il suo Falstaff, reduce da un bagno in Arno più che nel Tamigi, si fregia di un forte accento toscano. Eccellenti le interpretazioni di Gerolamo Alchieri, Roberto Stocchi e Raffaele Proietti, rispettivamente il francese Doctor Caius, Il prete tedesco e Bardolfo, che esegue con successo un soffiato gutturale. Ottimo anche il lavoro di Paila Pavese nella figura della Quickly, popolana che fa da intermediaria in tutte le vicende sentimentali rappresentate, e cade involontariamente in divertenti giochi di parole.
Le allegre comari di Windsor è senza dubbio un masterpiece shakespeariano, nel quale trionfa il connubio tra due mondi apparentemente distantissimi: da una parte la provincia inglese, e dall’altra gli inganni, le beffe e le seduzioni tipiche del mondo boccaccesco.
Per quanto disonesto e lascivo, Falstaff non può che conquistare il pubblico, che finisce comunque con l’affezionarsi alle millanterie del protagonista. Beffato doppiamente dalle allegre comari e dalla vecchiaia che giunge senza che i suoi desideri siano sopiti, Falstaff si arrende senza perdere la sua tragicomica dignità di simpatica canaglia.