Famille

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Dopo L’Île des Morts, presentato alcune settimane fa a Il Kino, Pensieri di Cartapesta recensisce Famille, documentario autobiografico di François Farellacci uscito nel 2009 che ha partecipato al Torino Film Festival, all’AVANTI!award, alla Primavera del Cinema Italiano e al Via Emilia Doc Fest.

Famille, di François Farellacci, Fra 2009, Doc. 52′

Soggetto e Sceneggiatura: François Farellacci e Laura Lamanda

Montaggio: Esthel Horrenberger

Fotografia: François Farellacci, Emmanuel Cardi

Musiche: Vincent Piponnier, Flavio Giurato

Suono: Vincent Piponnier, Jean-André Giannecchini

Produzione: Stella Productions, France 3 Corse

Interpreti: François Farellacci, Marc Farellacci, Laetitia Farellacci, Guy Farellacci, Liliana Nigra, Gael Galliani-Farellacci, Hervé Redoules, Jean Khemouche, Philippe Lacrout, Grégoire Deslandes, Yannick Casanova

«Non sono solo figlio di mio padre e di mia madre, ma di tutti coloro che sono prima di loro. E’ così, sono l’estremità di una lunga catena genetica, culturale, affettiva, non serve rinnegarlo, ciò mi costituisce. Voglio poter scegliere la mia eredità, voglio poter scegliere le cose che mi sono state lasciate. E se ciò non è possibile, se il lascito è un blocco unico, preferisco rifiutarlo».

Famille, documentario autobiografico di François Farellacci, compie una ricostruzione archeologica del destino migratorio della famiglia del regista partendo dalle vicende del nonno e dall’origine leggendaria del suo cognome.

Con fare interrogatorio, sollecitato dal tentativo di trovare una risposta ai propri dubbi esistenziali attraverso uno scavo genealogico che cerca di comprendere se sia il caso di ricominciare tutto da capo, Farellacci s’interroga sulla possibilità, o addirittura sulla necessità, di rifiutare quei tratti ereditari che lo costituiscono originariamente: tagliare i ponti col passato affinché si possa costruire una nuova histoire.

Guy, il nonno di François, afferma che i Farellacci vogliono sempre il meglio, non per loro stessi, ma per gli altri. E questa ricerca del meglio si trasforma nel film in una sorta di domanda filosofica sul trasloco e sul suo statuto rigenerativo: migrare per recidere, modificare, creare, ovvero sperare dopo essere stati sconfitti.

Ma da cosa? Da chi? La fuga diviene il sinonimo della possibilità del futuro e dell’impossibilità che racchiudeva in sé il passato; è una corsa in cui il non avere una meta è la meta stessa. E François in molte parti del film corre a perdifiato.

Una partenza è più importante delle altre: quando François ha vent’anni la sua famiglia scappa di nascosto dalla Corsica per trasferirsi in Lombardia. Il regista tornerà sull’isola soltanto quindici anni dopo. Il ricordo di questa ennesima e traumatica migrazione s’innesta nel film e si trasforma in immagini quando il regista e sua sorella Laetitia ritornano nella loro casa corsa. Il padre del regista non ha mai detto ai figli perché siano dovuti scappare in fretta e di nascosto: immaginando che qualche mafioso li avesse minacciati di morte, François ha cercato così di costruire una storia funzionale alla loro fuga. Realtà e immaginazione si fondono in un fantasmatico e drammatico unicum che appare e scompare nella mente e nelle situazioni quotidiane del regista. In fondo come afferma il padre di François: «piace in famiglia vivere di leggende, raccontare i sogni, ognuno li trasforma a modo suo e diventa una vera enciclopedia. […] Prendi mio nipote Gael, gli racconterò tutto, poi lui sistemerà le cose a modo suo, così almeno gli lascerò qualcosa al di fuori dei miei debiti, gli lascerò una storia di famiglia!»

Tuttavia, il debito maggiore consiste proprio in questo lascito. Veritiero o finzionale che sia, in esso non c’è alcuna richiesta etica di verifica: va accettato oppure rifiutato. Esso trasforma il film in una risorsa estetica interrogativa, simboleggiata, nel segno dell’esposizione dialogica della loro «catena di fallimenti», dal confronto finale, in italiano e in francese, tra François e suo padre.

Famille è una histoire de famille, ovvero la possibilità di descrivere e vivere finalmente in maniera differente.

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Autore

Lorenzo Cascelli

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Estetica nel 2012 con una tesi su "The Tree of Life" di T. Malick e "Melancholia" di L. von Trier presso il dipartimento di Filosofia dell'università "La Sapienza" di Roma. Caporedattore prima di Arte e Libri e poi di Cinema presso Pensieri di Cartapesta, da Aprile 2014 sono direttore editoriale di Nucleo Artzine.

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