All’Angelo Mai Altrove la compagnia Fanny & Alexander porta in scena lo spettacolo Discorso grigio che esplora le forme e le retoriche degli interventi politici ufficiali; terza tappa, dopo il radiodramma Alla Nazione, di un lungo progetto teatrale dedicato ai Discorsi rivolti a una comunità, che prevede sei spettacoli-monologhi nei prossimi 3 anni.
Discorso grigioProduzione: E / Fanny & Alexander Ideazione: Luigi De Angelis e Chiara Lagani Drammaturgia: Chiara Lagani Progetto sonoro: The Mad Stork Regia: Luigi De Angelis Con: Marco Cavalcoli Annunciatrice: Chiara Lagani
Dal 26 al 28 ottobre 2012
Angelo Mai, Roma
Info:
All’ingresso siamo accolti da un vero totem da convention politica. La scena illumina un accennato riscaldamento che precede la lotta. Quella politica. evocatrice di un noto programma televisivo che fa del ring l’arena dell’esibizione del proprio sé digitale. L’allenamento dell’esaltazione, della convinzione delle proprie capacità oratorie.
Le prove del Discorso politico.
La voce che dà il via al concerto/spettacolo è esattamente quella. Di lui. Dell’Unto. Il Discorso procede per interruzioni, ripetizioni e salti temporali, testuali e lessicali. La voce in continua imitazione. Il corpo in continuo esercizio, in continuo movimento, in continua evoluzione di sé, mutevole, multiforme. L’ottimo Marco Cavalcoli è un cyborg della politica. Un mutante. Un deputato 2.0. L’onorevole blade runner, replicante, interscambiabile. Un prodotto transgenico che ogni partito può acquistare al supermarket dei cloni. Le sonorità elettriche, la scena nuda, le luci ghiacciate contribuiscono alla restituzione androgina del lavoro, nonostante Marco Cavalcoli sia di sesso maschile. Dotato di cuffie e abito grigio con cravatta, è un moderno Magritte che fluttua in un plasma surreale composto di estratti di dialoghi e interventi politici realmente pronunciati.
Se così non fosse quest’operazione non avrebbe alcun senso ma, essendo che tutto ciò è stato vero, quest’ultimo lavoro di Fanny & Alexander getta una luce tragica e clownescamente inquietante sul nostro prossimo futuro. La partitura fisica, un mélange della comunicativa corporea, che assume nel primo finale, privo di testo e colmo di tonalità da dj set, le sequenze coreografiche di un balletto tragicomico da Rivista. Notevole il crescere dei bassi come fossero un cuore prima dell’infarto imminente.
Le luci illuminano il secondo capitolo: il duello ipotetico tra il nuovo che avanza e il tecnico di governo. Il primo enfaticamente accattivante, simpatico e ironico, il secondo ripetitivo e privo di immaginazione. Ogni riferimento alla contestualizzazione politica attuale è volutamente lasciato all’immaginazione individuale. Si fa strada una voce diabolica e maledettamente gotica che cancella le parole, i pensieri. Come se i sacerdoti della setta politica avessero sacrificato sull’altare del maleficio la nostra vergine nazione.
Il terzo micro capitolo riaccende in penombra un mascherone con precise fattezze berlusconiane, indossato da Cavalcoli, che, danzando felice un semplice girotondo su un tappeto sonoro composto dalle voci di molti politici mondiali, ci saluta beffardo. Infine silenzio. L’attore toglie la maschera e prova a dire qualcosa, tenta, avvicinandosi alla platea, di parlarci ma di parole, in questi decenni, ne sono state dette tante, troppe, per cui si ritrae educatamente. Noi però abbiamo capito. Si spera. Da brividi. Ottima prova Fanny! Pleonastica, a questo punto, la postilla finale che mozza i meritati applausi.