Fanny & Alexander | Kriminal Tango

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ph Valeria Tomasulo

ph Valeria Tomasulo

 

 

con Marco Cavalcoli
e con l’Orchestrina Bluemotion:
pianoforte e Mellotron Andrea Pesce
contrabbasso Francesco Redig de Campos
batteria Cristiano De Fabritiis
e con la partecipazione di Chiara Lagani
ideazione Luigi De Angelis e Chiara Lagani
drammaturgia e costumi Chiara Lagani
progetto sonoro Luigi De Angelis e Andrea Pesce
regia Luigi De Angelis
organizzazione e logistica Fabio Sbaraglia amministrazione Debora Pazienza
produzione E / Fanny & Alexander col sostegno di Angelo Mai
 
21 novembre 2015, Angelo Mai, Roma

 

Se risulta facile omaggiare il teatro commerciale e imbastire un discorso che tenga (o millanti di tenere) le fila di un discorso storico, il teatro del tentativo, del processo che sfugge al prodotto, è terra misteriosa. Si mette in scena un’ipotesi alternativa rispetto all’imballaggio di drammaturgia e rappresentazione, una visione radicale.

Ebbene, la sfida contro l’industria culturale Kriminal Tango di Fanny & Alexander la vince, restituendo l’aderenza tra il processo creativo e la sua presentazione allo spettatore, coinvolto realmente nella cornice spettacolare, in tal modo abbattuta. La cornice corrisponde al contenuto, e l’atmosfera da locale notturno dove si esibivano gli chansonnier come Fred Buscaglione è ricreata senza forzature o caricature. Artigianato di pregio, l’opera/concerto del gruppo ravennate è di fatto realmente “criminale”, una sorta di Robin Hood teatrale che di fatto presenta un’ora e mezza di grande prova attoriale, quella di Marco Cavalcoli senza pretendere di rappresentare una piroetta virtuosa o una storia tragica (spesso mal scritta).

Studio da abbinare allo spettacolo Scrooge (vedi la recensione), in cui è in atto l’esperimento che porterà al Discorso Verde sull’Economia, Kriminal Tango è un’esperienza, un’atmosfera che fa della ridondanza ossessiva il suo punto di forza. Un succedersi quasi senza pause di nulla più che brani musicali (salvo brevissimi intermezzi recitati), eseguiti dal vivo dall’Orchestrina Blue Motion e da Cavalcoli, che impersonifica Fred Buscaglione (con momenti scissi dall’homme fatal Silvio Berlusconi), con bottiglia di whiskey, sigaro e pistola alla mano.

ph Valeria Tomasulo

ph Valeria Tomasulo

La poetica è già nei testi, anzi: la poetica è nella scelta stessa del contenitore attraverso il quale comunicarla. Inserire gli spettatori in una balera improvvisata, tra luci colorate e un’enorme sfera specchiata, offrirgli da bere e chiedergli un’offerta con un cilindro in mano (Chiara Lagani in abito da sera compie queste azioni), costituisce una presa di posizione che rivendica con estrema potenza il diritto di chi fa teatro di sperimentare, con una precisione impeccabile. Non c’è mediazione di testo drammatico, esigenze da teatro culinario (per citare Brecht) e arrovellamento pseudo-intellettuale; ogni medium è abbattuto, come ogni ab-uso di tecnologia. La regia di Luigi de Angelis presenta con fedeltà quasi filologica una balera anni Cinquanta dove si va per bere e per affogare le proprie delusioni, i propri amori e la propria solitudine.

«Si beve per dimenticare o per ricordare?» domanda Buscaglione/Cavalcoli. Pare che la risposta sia: per ricordare. Una società ormai morta, in cui in un periodo di successo economico esisteva la figura dello chansonnier, consumato più del suo pubblico dalle sue stesse passioni. E dopo cos’è successo? Il personaggio creato da Fanny & Alexander risulta una sintesi prismatica di più cliché e attitudini riunite e rievocate attraverso la ri-presentazione di un sogno di passione e criminalità, fedele e infedele, magnetico e corroso da troppo alcol, troppo fumo, troppe donne, troppa vita. Tra la fascinazione del denaro, ambivalenza tra ricchezza e taccagneria, potere e rovina, si attende il Discorso Verde futuro, dopo i due “studi” differenti come estetica ma legati dallo stesso concetto.

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Redazione

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