Fedele alla linea

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Proiettato al Cinema Aquila che lo riproporrà nelle sale dal 20 giugno, Fedele alla linea di G. Maccioni ripercorre la vita di Giovanni Lindo Ferretti dai CCCP fino ai suoi ultimi interessi.

Fedele alla linea, di G. Maccioni, ITa 2013, 74’

Fotografia: Marcelo Dapporto

Montaggio: Walter Cavatoi, Germano Maccioni

Musiche: CCCP, Lorenzo Esposito Fornasari

Produzione: Articolture, Apapaja

Distribuzione: Cineteca di Bologna

 

 

Germano Maccioni dedica un documentario alla figura di Giovanni Lindo Ferretti controverso cantante emiliano che insieme a Massimo Zamboni nel 1982 fondò i CCCP Fedeli alla linea uno dei più influenti gruppi musicali degli anni ottanta, considerati tra i padri del Punk-Rock nostrano. Nel 1992 dopo circa dieci anni di militanza nel complesso, assieme a un nucleo dei primi Litfiba fondò il Consorzio Suonatori Indipendenti (CSI), progetto che terminò nel 2000 per dare vita ai Per Grazia Ricevuta (PGR) gruppo direzionato soprattutto verso sonorità sperimentali.

Negli ultimi anni, dopo aver affrontato gravi malattie e alla ricerca dei valori semplici ed essenziali, il cammino di Ferretti ha coinciso con un definitivo ritorno a casa, tra le montagne emiliane tra le quali è nato e dove ha passato l’infanzia. Il riavvicinamento al cattolicesimo e la riappacificazione con le radici familiari ostentate con rabbia per molti anni, hanno consegnato all’artista una nuova immagine, criticata ferocemente dai suoi vecchi seguaci “fedeli alla linea”.

Sullo sfondo montano, tra animali e piccole viuzze di paese, Maccioni mostra un Giovanni Lindo dedito  ad un ambizioso progetto Saga. Il Canto dei Canti, opera epica equestre che narra il legame millenario tra uomini, cavalli e montagne. La pellicola inizia, infatti, con un’immagine insolita per i nostri tempi: una stalla, nella quale Ferretti è impegnato a ferrare un cavallo, quasi a sottolineare una zelante paradossalità tra la fisicità maestosa dell’equino, un’animalità pura, affiancata al sottile e magro corpo di Ferretti.

Fedele alla Linea, narra un riappropriarsi di quell’interiorità bucolica, legata al silente mistero dell’esistere e alla sua contemplazione. Tra nenie arcaiche e preghiere, Giovanni Lindo vive scavando a fondo nelle viscere della vita, rifugiato in una natura sempre più distante dall’uomo moderno.

Il documentario è un dialogo che ripercorre tutto il cammino di Ferretti, dal successo alla malattia, sino al viaggio in Mongolia e alla caduta dell’ideologia. Un arco esistenziale segnato da prese di posizione estreme, e alimentato da una forte inquietudine, un incessante bisogno d’interrogarsi sul senso dell’essere, e della stessa esistenza.

Maccioni con il recupero di materiale d’archivio, interviste e spezzoni di concerti dei CCCP, porta sorprendentemente sullo schermo anche immagini inedite della band nella Berlino divisa dal Muro: un ritratto affascinante del mutare di un personaggio da sempre fedele alla linea, nella sua onesta coerenza.

 «Io offro la sincerità del mio percorso, del resto m’importa poco» questo è Giovanni Lindo Ferretti, uomo che non smetterà mai di cercarsi.

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Redazione

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