di Federico Buffa, Emilio Russo, Paolo Frusca, Jvan Sica pianoforte e direzione musicale Alessandro Nidi fisarmonica Nadio Marenco voce Cecilia Gragnani costumi Pamela Aicardi luci Mario Loprevite allestimento scenico Cristiana Di Giampietro regia Emilio Russo e Caterina Spadaro 27 Settembre, Teatro Quirino Vittorio Gassman, Roma
C’è un meraviglioso gioco di progressiva, inevitabile bellezza, nello spettacolo Le Olimpiadi del 1936, che Federico Buffa porta in scena, al Teatro Quirino Vittorio Gassman di Roma. Se Ismaele in Moby Dick era profeta di sventura, in quanto messaggero di Dio e ponendo con la sua stessa presenza le solide basi della sciagura che si abbatterà sul Pequod, guidato razionalmente dalla hybris del Capitano Achab verso la sua completa disfatta, Federico Buffa conduce gli spettatori, in modo mai banale, verso la geometrica gloria delle maggiori personalità sportive di tutti i tempi.
Federico Buffa smonta e rimonta la storia sportiva, ponendo sullo stesso piano simbolico l’arte, la rappresentazione teatrale e l’antologia sportiva. Diventa impossibile non essere affascinati dal modo con cui questo raffinato archeologo di vite sportive riesce a sollevare il manto della storia e a trovare delle storie tanto incredibili, uniche e umane.
Buffa ricerca costantemente quello splendore che rende la vita di un personaggio sportivo ostinatamente e inevitabilmente diversa da ogni altra. Setaccia con acume e profondità le storie sportive che vanno a braccetto con i mutamenti culturali, sociali e politici dei paesi in cui le vite dei grandi personaggi sportivi hanno il privilegio di vivere.
Nelle Olimpiadi del 1936 la grande protagonista è Berlino, soffocata dall’ombra del programmatico predominio nazista: ma mentre Hitler e Goebbels rappresentano gli architetti dell’oscurantismo nazista, le vite di Uomini come Jesse Owens e Sohn Kee-Chung capovolgono tutto questo, divenendo alfieri di un’umanità che grida giustizia.
Come ha dichiarato anche Federico Buffa a Nucleo Artzine in merito alle Olimpiadi di Berlino del 1936: «Nessuno si rendeva effettivamente conto di cosa stesse accadendo nel mondo intero. Ma a tutti rimasero impresse le Olimpiadi di Berlino per come si sono svolte, e per tutto ciò che hanno rappresentato. La vittoria di due minoranze, una afroamericana con le quattro medaglie di Jesse Owens e l’altra coreana dell’atleta Sohn Kee-Chung, rappresenta la vittoria dei popoli oppressi che nonostante tutto hanno fatto sentire la loro voce al mondo intero».